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Irene Nemirovsky accende i riflettori su alcuni giovani reduci dalla guerra mossi dal frenetico impulso a vivere appieno la vita e dal desiderio ardente di inseguire un attimo di piacere. È una generazione che vuole rinascere e dimenticare in fretta la guerra appena conclusa. Siamo a Parigi negli anni 20, quelli delle feste nei salotti, dove l’età della spensieratezza può svanire in un attimo per fare largo al tormento delle passioni. Lo slancio degli amori giovanili e le speranze della vita di coppia hanno vita breve, perché “la passione sembra un dono di Dio (…) e Lui ce la concede per poco tempo”. La passione infuocata della gioventù lascia spazio al matrimonio, ai fatti quotidiani e alle banalità di ogni giorno. Eppure pare che più due persone si conoscano e più diventino estranee. La scintilla del desiderio si spegne. È il trionfo del disincanto.Il romanzo rispecchia la società borghese degli anni 30 eppure i personaggi non ci appaiono anacronistici anzi, non può che stupire la modernità dell’analisi psicologica. Ma se il contesto storico è cambiato, l’incapacità di essere soli e quella di essere in due ci appartengono ancora. Con una prosa raffinata ed elegante, la Nemirovsky scrive un atto d’accusa contro l’ipocrisia borghese che lei conosce così tanto bene.
Con la sua perfetta capacità di descrivere la psicologia dei personaggi, la Nemirovsky racconta il cambiamento della amore durante le diverse età della vita: dalla passione dirompente che porta oltre il piacere anche molta sofferenza, ai burrascosi anni di matrimonio ricchi di litigi e incomprensioni, al lento maturare dell’amicizia tra i coniugi che diventano complici e da “due” diventano come un’unica persona. Un bellissimo romanzo dove ogni frase sembra cesellata e mai casuale e, nonostante la distanza di anni e di ambiente, sembra descrivere i sentimenti che tutti noi abbiamo provato o stiamo vivendo.
Colpisce in primis il fatto che sia stato scritto all'inizio del secolo scorso ed è quanto mai attuale!Personalmente,mentre lo leggevo, pensavo alle tante coppie di amici persi nei sentieri delle passioni con mille sofferenze....quanti matrimoni, oggi,giungono alla rottura definitiva per storie non tanto dissimili ma spesso addirittura meno "difficili" di quella di Marianne ed Antoine. La Nèmirovsky ci conduce per mano nel labirinto delle passioni e delle intermittenze del cuore con la sua tipica scrittura sublime, che riesce a farci cogliere tutte le sfaccettature dell'anima umana...una, due,tre storie d'amore che si intrecciano ma il cui trait d'union è nel titolo di questo libro:sintetico e profondo,due.Due come una coppia...ed essere in coppia non è facile,la vita ci pone davanti ad ostacoli e a tentazioni..e il desiderio di fuggire, di lasciare quella nave del matrimonio è forte-lo leggiamo bene ora nei pensieri di Antoine ora nelle parole di Gilbert,eppure cosi' innamorato della moglie. Ma poi c'è qualcosa che frena,che fa tornare indietro...ed è bellissima l'immagine di Marianne che, pur nel pieno della passione e del desiderio, ritorna indietro suoi sui passi e passa lievemente la mano sulle guance e i capelli del marito.. A mio parere non vi è tanto pessimismo in questo libro quanto un forte realismo: l'amore di cui parlava Dominique esiste ma va costruito giorno per giorno,con fatica, con sacrificio, con errori e con sofferenza. E, come riflette Marianne, questo amore cresce,anche nonostante la nostra volontà,"come un bambino". "Gli anni di vita in comune avevano compiuto, quasi all' insaputa degli sposi, il loro lavoro segreto: di due esseri ne avevano fatto uno solo.Potevano scontrarsi, a tratti odiarsi, ma erano uno, come due fiumi che hanno mescolato il loro corso" al punto da far rimpiangere in punto di morte non la passione intensa ma proprio l'amore coniugale perchè quest'ultimo "è una cosa conquistata a fatica, accumulata lentamente,distillata come un miele.E un giorno ci toccherà abbandonarla,abbandonare anche questo.Che peccato..."
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