Engine of Hell

Emma Ruth Rundle è sempre stata una musicista poliedrica, ugualmente capace di un'astrazione sognante (come ascoltato nel suo album Electric Guitar: One), esplorazioni materiche massimaliste (vedi il suo lavoro in Marriages, Red Sparowes, Nocturnes o collaborazioni con Chelsea Wolfe e Thou), e la classica tradizione cantautorale (esemplificata da Some Heavy Ocean). Ma su Engine of Hell, Rundle ha scelto di rinunciare agli arrangiamenti full-band dei suoi album precedenti a favore dell'austerità di un pianoforte o di una chitarra solitari e della sua voce, che crea una sorta di intimità, come se fossimo seduti accanto a Rundle su una panchina, o magari suonando noi stessi le canzoni. È un confessionale estremamente ravvicinato e personale con un focus sulle ricche sottigliezze e sul timbro delle aggraziate esibizioni di Rundle.