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Una rivisitazione dell’Iliade e dell’Odissea da una piccionaia sull’isola Tinos di fronte a Mykonos, forse una goccia nel mar Egeo, comunque un punto d’osservazione privilegiato, quello che definiremmo una “full immersion”. Da cui scaturiscono osservazioni acute e geniali, che risvegliano memorie assopite di liceali d’antan e ci spronano a rileggere questi due tomi classici, che comunque si estendono per ben 15mila versi nell’Iliade e per 12mila nell’Odissea. Certi passi dimenticati sono riportati alla luce sottolineandone le analogie con eventi attuali. Chi si ricorda che, irato per il tremendo versamento di sangue dei troiani da parte di un irato Achille, il fiume Scamandro stesso esondò nella piana e cercò di affogare l’eroe greco? Tesson paragona questo evento ai cambiamenti climatici odierni, dove la natura ferita si ribella con tifoni, inondazioni, disastri di ogni tipo. E ci ammannisce anche lezioni religiose. Gli dei nei due poemi sono onnipresenti, circolano liberamente tra noi mortali, si mescolano a noi quotidianamente e spesso determinano le nostre azioni. Questo dovrebbe essere vero per la religione cattolica, che addirittura predica che ognuno di noi è un dio in terra in quanto la divinità dimora in noi stessi. Se così è, che bisogno c’è, si domanda Tesson, che la Madonna nei secoli sia stata costretta a comparire a Lourdes, a Fatima, a Medjugorje e in tanti altri siti al mondo? E allora perché no Gesù Cristo in persona? Che abbia paura di essere di nuovo crocefisso? Ulisse e le Sirene? Oggi questi mostri marini che ci circuiscono sono i dispositivi elettronici che ci obnubilano la mente. Di paragoni e riflessioni del genere è zeppo questo saggio. Nonostante la prosa vivace e le ricche citazioni (da traduzioni moderne, peccato che la splendida versione in poesia di Vincenzo Monti sia stata affossata per sempre!) ci sono numerose pecche in questo testo: (a) è troppo didattico; (b) e pure didascalico; (c) incline perfino alla catechesi.
Tesson cerca, come una musa, di ispirare ad una lettura che a fasi alterne cade e riemerge dal dimenticatoio. Lui ha il pregio di arrivare dritto, di coinvolgere nei suoi viaggi e, secondo le sue analisi e interpretazioni, fornisce parallelismi fra gli uomini e il mondo omerico e la contemporaneità; quanto di quel mondo c'è ancora nell'attuale e come, per certi versi (e con certi 'versi'), l'ha forgiato. Mi arriva vicino Tesson, e parla schietto; è un'anima e una mente a me accessibile e affine. Il poema scritto da un cieco è pieno di luminosità ellenica; ma anche di nebbia, di bruma avvolgente e foschia protettiva; è mare in tempesta, bufera di vento, naufragio perpetuo; è tornare a casa. E allora prendo tutto quel che ha da darmi e lo porto a casa, con una piccola consapevolezza e conoscenza in più di cosa sia quest'opera, di cui tutti conoscono l'esistenza, ma di cui pochi, al giorno d'oggi, si prendono la briga di esaltarne e divulgarne ancora il valore: «Leggeremo Omero tra mille anni. E oggi troviamo nei suoi poemi le chiavi di lettura per comprendere le vicende che lacerano nel nostro mondo. Le parole di Achille, Ettore e Ulisse ci illuminano più delle analisi degli esperti nostri contemporanei, tecnici dell'incomprensibile che dissimulano la loro ignoranza dietro la nebbia della complessità. Omero, dal canto suo, si accontenta di portare alla luce le "costanti" dell'animo umano.» Un po' ripetitivo e non ricchissimo di guizzi, però è un bignamino omerico, a tratti interessante, che può tornare utile ai profani. 2 stelline e 3 punte.
Il tema non può che essere affascinante, interessante e coinvolgente: i poemi omerici, di cui l'autore ripercorre le vicende e il significato avvalendosi dei loro versi, non smettono mai di insegnare. Quello che mi ha deluso, invece, è stata la continua ripetizione, la staticità della narrazione: l'autore tende a reiterare gli stessi concetti, così tanto da apparire quasi banale; sarebbe stato più interessante, come suggerivano il titolo e (erroneamente) la sinossi, un percorso guidato nel Mediterraneo di Achille e di Ulisse alla scoperta del significato e del valore di Iliade e Odissea. Intento più che nobile, risultato piuttosto debole.
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