La fattoria degli animali

"Cambiare un'ortodossia con un'altra, non è necessariamente un bene. Il nemico, è la mentalità da grammofono, e non conta se si sia o meno d'accordo con il disco che sta suonando in quel momento. Se la libertà significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuol sentirsi dire." Questo è "la Fattoria degli Animali", una pietra miliare della letteratura occidentale, che ancora oggi, ci mette in guardia dai tanti "pifferai".

La bellezza di questo libro (e di quei libri che stanno in questo genere) sta nel riusire alla fine a riflettere sull'uomo e sulle sue azioni. La cosa straordinaria è che, durante la riflessione, ci si accorge che non importa in che anno si legge un romanzo di Orwell perchè, che sia il 1950, il 2000 o il 2050, si riuscirà sempre a trovare delle somiglianze con ciò che ci accade attorno. La bravura dell'autore sta anche nel riuscire a trattare argomenti politici e ideologici di notevole complessità utilizzando uno stile semplice e diretto fatto di analogie e similitudini così da rendere il testo accessibile a tutti, senza risultare noioso. Ne consiglio la lettura a lettori di tutte le età.

Una premessa rassicurante. Questo romanzo parodistico in forma fiabesca di Eric Arthur Blair, alias George Orwell, pubblicato in Inghilterra nel 1945 e in Italia nel '47, è un gioiello che si presta a diversi livelli di lettura e conquista perciò quasi ogni lettore, dai dodici anni in su. Il rischio di rimpiangere il tempo investito nella lettura - pochissimo, perché scorre che è un piacere - è obiettivamente minimo. È la storia di una rivoluzione. Gli animali della Fattoria Padronale, individuata nel tirannico fattore Jones la causa della loro misera condizione, vi si ribellano instaurando su fermi e condivisi “Comandamenti” scritti un nuovo ordine, che si annuncia finalmente felice e immune da ingiustizie. Ma il governo della Fattoria si rivela più complesso di quanto i proclami rivoluzionari contemplino, e molto più di quanto il fervore degli insorti sia stato capace di calcolare. Anche il nuovo ordine comporta scelte organizzative volte ad attuare i principi rivoluzionari, che un’emergente classe dirigente si incarica dunque di interpretare… Il racconto accompagna il lettore, in un crescendo inarrestabile e spesso esilarante, verso un finale tragico in cui il fallimento degli obiettivi rivoluzionari si rivelerà totale e senza appello. “Animal Farm” nasce dalla delusione dell'autore per il tradimento degli ideali rivoluzionari da parte del potere sovietico, già evidente dagli anni '30 del novecento. Ma l’opera non si limita a una denuncia di quell'esperienza politica e di tutti i totalitarismi, mostrando anche il nesso fra la natura corrotta e corruttrice del potere e le pulsioni deteriori degli individui. Giustizia e idealità cedono il passo di fronte ad arroganza e cupidigia, e la condizione originaria di uguaglianza evolve fatalmente verso un sistema corrotto in cui “alcuni sono più uguali degli altri". Il romanzo si pone quindi come satira amara e disincantata sulle società di ogni tempo. Leggi trasfigurate, arte della propaganda, trame di potere, masse manipolabili, buoni, cattivi, opportunisti, saggi, stupidi, qualunquisti e quant’altro sono rappresentati da Orwell, sulla scia di Esopo e Fedro, con maestria e ironia straordinarie. È forse questo che più colpisce. I molteplici attori della Fattoria incarnano con tale semplicità ed efficacia le tipologie psicologiche umane, le loro interazioni con la dimensione politica, i meccanismi di costruzione del consenso e gli effetti fraudolenti che ne derivano da immortalarli in un affresco senza tempo. Ogni richiamo all'attualità dell'opera sarebbe superfluo. Ma a proposito di opportunismo e interessi come fattori centrali dell’agire umano, vale forse la pena menzionare un'ironia del caso: la pubblicazione di “Animal Farm” fu rifiutata, nella democratica Inghilterra dei primi anni '40, da ben quattro editori diversi, in quanto opera antisovietica. A causa del secondo conflitto mondiale allora in corso, sembrò più utile non dispiacere al regime stalinista che presentare al mondo un’opera che celebrava quella libertà nel cui nome la guerra veniva combattuta. La lingua del racconto è essenziale, la storia è ricca di spunti gustosi e la lettura è godibilissima: se non altro per questo è particolarmente adatta ai giovanissimi, oltreché come antidoto all'ingenuità politica e alle propagande di ogni colore. Chi sia invece, per età e senso critico, più incline a cogliere la sorprendente attualità delle metafore, troverà in ogni pagina motivi di autentico divertimento.