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Anno edizione: 2014
Anno edizione: 2013
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In questo libro troviamo il coronamento del pensiero kunderiano evolutosi nel susseguirsi delle sue opere. Lo svisceramento della natura umana, l'analisi delle ragioni più intime che spingono l'uomo a pensare e agire raggiungono la massima espressione. Il contesto che troviamo è un quadro perfetto del mondo odierno, un mondo in cui l'unico modo per non soffrire la condizione umana è non prenderlo sul serio, tema molto caro all'autore. Libro consigliatissimo ma, forse, dopo essersi già fatta un'idea sui temi cari a Kundera e il modo in cui li tratta per non rischiare di non comprenderlo e, dunque, non apprezzarlo.
Ci troviamo di fronte a un non-romanzo o meglio a un anti-romanzo. A cominciare dalle intrusioni del narratore nella storia, il ripetere lo stesso incipit nel secondo capitolo. O dai personaggi che parlano del loro creatore:" il maestro che ci ha inventati". E' evidente il debito con Pirandello, ma anche con l'ultimo Calvino. Data la brevità del racconto e anche la mancanza di una storia vera e propria si potrebbe pensare a un semplice divertissement, seppure molto raffinato. In realtà in queste poche poche pagine è possibile trarre spunti e riflessioni interessanti. La figura retorica dominante è l'ironia, che si sa, rovescia il significato del discorso: e in questo senso dobbiamo prendere il titolo del romanzo. Kundera non vuol fare l'elogio dell'insignificante, ma al contrario mostrarci come l'insignificanza domini la società attuale. E con essa il conformismo, rappresentato anatomicamente dall'ombelico, assurto a simbolo erotico universale.Una ironia bonaria e per questo ancora più efficace come quella verso Stalin, ridotto a macchietta che riesce a conciliare il mondo come volontà e rappresentazione di Schopenhauer con il realismo sovietico. A salvarci dall'insignificanza e dal conformismo rimane la bonarietà, il buonumore. Citando Hegel, Kundera ci ricorda che " solo dall'alto dell'infinito buonumore, puoi osservare sotto di te l'eterna stupidità degli uomini e riderne".
Un libro che si legge tutto d'un fiato. Si ritrovano alcune caratteristiche tipiche della scrittura del romanziere ceco: l'ironia, il gioco, le situazioni trasognate. Dietro all'apparente leggerezza della trama si manifesta la grande profondità di pensiero di Kundera, capace di raccontare le sue storie con la tecnica della variazione sul tema. Stilisticamente e strutturalmente unico, alla ricerca dell'essenziale, lascia da parte clichè e retorica.
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