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Test
Poco tempo fa ho trovato nella mia libreria questa edizione speciale della Bompiani di ottobre 2007, finora mai letta, con delle belle illustrazioni a colori di Alan Lee. Si tratta di un romanzo "eroico-fiabesco", postumo, assemblato da Christopher, figlio del più noto J.R.R. Tolkien, con materiali inediti del padre. Questo testo viene presentato come l'antefatto de Il Signore degli anelli, anche se bisogna precisare che la storia si svolge circa 6500 anni prima e che può essere letta senza sapere alcunché della Saga principale (e più riuscita). Consiglio questo libro solo ai veri appassionati del genere fantasy.
Mi addentro con pazienza nelle pagine de I figli di Húrin, e ci ritrovo, pur mediato dalla curatela del figlio Christopher, tutto il Tolkien che avevo conosciuto anni addietro nel Signore degli Anelli, il Tolkien che mi aveva affascinato (specie per la forma) e respinto al contempo (specie per il contenuto). C'è l'ambizione (altissima) di ricreare, in pieno XX secolo, un'inattuale pagina epica in prosa, attingendo al materiale dell'Antichità ma soprattutto del Medioevo, alle sue cronache, alle sue canzoni di gesta. Ci sono gli eroi luminosi e tormentati, ci sono le intricate genealogie, ci sono le creature fantastiche, le infinite battaglie, c'è l'onomaturgia, così tipica dell'autore inglese e della sua passione filologica. Lo stile è possente, volutamente magniloquente, ornato, scorre come un grande fiume, e richiede (appunto) pazienza, bisogna lasciarsi trasportare dalla sua lenta (a tratti lentissima) corrente. E poi c'è la singolare visione di Tolkien, un medioevo fantastico informato (com'è ben noto) dalla rigida fede cattolica dell'autore. Ed ecco allora il forte manicheismo che attraversa tutta la sua opera, che impedisce ai personaggi (qui più che altrove) di acquisire una propria psicologia "moderna", facendosi piuttosto archetipi di idee. Il Bene da una parte e il Male dall'altra, incarnati fisicamente in creature splendide (gli Elfi) da una parte e orride dall'altra (gli Orchi, i Draghi). E al lettore non è lasciato mai il dubbio morale da quale parte si trovino le azioni dei personaggi, il giudizio dell'autore è sempre chiaro, com'era, o come si sogna fosse nell'epoca pre-moderna.
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