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Il famoso autore, docente di neurologia, affronta nella sua ultima raccolta di scritti argomenti che spaziano dalla chimica alla filosofia, dalla letteratura, alla botanica. L’indiscussa protagonista di questo volume è la vita, celebrata in tutte le sue forme: quella umana, quella animale, persino quella vegetale. Ogni termine tecnico utilizzato, ogni citazione riportata, ogni collegamento tra discipline diverse ha un solo scopo: quello di farci rendere conto che ogni essere vivente, dall’animale più indifeso alla più piccola piantina, ha coscienza e impara dall’esperienza. Un libro che, nonostante i temi trattati, si legge molto velocemente.
Se mi doveste chiedere quale siano i miei autori preferiti, Oliver Sacks sarebbe sicuramente tra quelli: è stato uno dei primi autori tramite cui mi sono approcciata alla medicina, da un punto di vista letterario perlomeno. Lo chiamavano “il poeta della medicina contemporanea” perché grazie a lui “raccontare i casi dei pazienti” si è trasformato in un racconto, in una storia, e non un mero elenco di parametri e valori. Può sembrare una sciocchezza romantica, eppure l’opera di Sacks ha un valore incredibile – e c’è una delicatezza immensa nel modo in cui tratteggia i suoi personaggi, delineando le caratteristiche e le mancanze di ciascuno. Sono tutti pazienti strani, quelli raccontati da Sacks: sono tutti accumunati da una mancanza, dall’incapacità di fare qualcosa – e sono pazienti che trovano il modo di rialzarsi, guardando alle proprie mancanze come a pregi. Il mio primo Sacks è stato L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello – un classico, conosciuto e apprezzato anche dai non addetti ai lavori. Ho letto poi Risvegli, in modo frammentato, e L’occhio della mente, regalo tanto inaspettato quanto apprezzato. I libri di Sacks sono quei libri che puntualmente vado a cercare tra gli scaffali dei Libraccio e che puntualmente porto a casa: sono piccoli tesori che meritano uno spazio sui miei scaffali sovraffollati, e che prima o poi meriteranno anche una lettura seria e appassionata. Potete ben capire, a questo punto, con quale gioia attendevo la pubblicazione di “Il fiume della coscienza” – opera che Sacks ha cominciato a scrivere nell’ultima parte della sua vita e che poi ha lasciato da finire a tre suoi fidati collaboratori. È in realtà una raccolta di saggi – scritti slegati tra loro, ma tutti quanti danzanti attorno al tema della coscienza, dell’io, della percezione, della sopravvivenza, dell’evoluzione. È tremendamente affascinante, quest’ultimo lavoro di Sacks, perché spazia tra campi diversissimi tra loro. Mantiene lo stesso stile incalzante dei precedenti lavori di Sacks – nonostante si percepisca la voglia di tirare le fila dei discorsi lasciati aperti, di chiudere una carriera brillante sia come medico che come scrittore. C’è tanta carne al fuoco, in questo libro: ci sono tanti spunti di riflessione, e ci sono parecchi riferimenti sia alle altre opere di Sacks che a testi di divulgazione di ogni genere. E alcuni saranno ormai datati, senza dubbio – ma questo non toglie loro il fascino di testi che hanno fondato la nostra conoscenza.
Nella prefazione viene sottolineato come la conoscenza di Sacks fosse a tutto campo, e davvero è questo il protagonista del libro, in cui si passa dalla botanica alla psicologia, dalla matematica alla filosofia nel giro di poche pagine. E' una lettura che riesce a fornire svariati spunti di riflessione e di ricerca. In più l'edizione è stupenda, mi ha colpita tantissimo perchè è semplice ma personalmente la trovo veramente affascinante. Certo il prezzo è leggermente alto per la lunghezza effettiva, ma la qualità del contenuto e la cura per l'aspetto decisamente lo bilanciano.
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