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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2021
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Terminato questo romanzo, il mio pensiero è stato: i cafoni non vincono le rivoluzioni da soli. Nemmeno se si ribellano tutti insieme. Dall'altra parte, infatti, ci sarà sempre più organizzazione, più tattica, più strategia, più armi, e via discorrendo. In questo libro Silone narra di vicende dei cosiddetti "cafoni", povera gente che non ha soldi ma soprattutto è ignorante. così da venire sistematicamente imbrogliata dai ricchi di soldi, ma soprattutto di conoscenza. Il cafone, seppur intelligente, non è in grado di fronteggiare ai ripetuti escomatage che inventano i ricchi. che usa la legge contro di loro Alla fine i cafoni cercano di ribellarsi alla loro tragica vita, ma soccombono. Questo insegnano che anche se si è in molti , vincono i più organizzati e i più istruiti e che alla fine tutto cambia per non cambiare come insegna il Gattopardo
Un centinaio di case fatiscenti disposte in maniera irregolare, come un gregge di pecore, dominate da una piccola piazza e dal campanile di una chiesa senza prete: questa è Fontamara, misero centro rurale del Fucino interamente abitato da “cafoni”, cioè da contadini poveri e ignoranti. Qui la vita scorre immutabile da secoli, il tempo è segnato dal succedersi delle varie fasi della coltivazione quali la semina, la solfatura, la mietitura e la vendemmia. I soprusi e le iniquità contro questa gente sono ormai all’ordine del giorno, tanto che i fontamaresi le considerano alla stregua della pioggia, della neve, del vento. L’abitudine a subire le più crudeli ingiustizie, la consapevolezza dell’immutabilità della propria condizione, l’amara rassegnazione ad essere considerati più in basso dell’ultimo gradino della scala sociale, l’ignoranza e la paura di compromettersi impediscono ai contadini di ribellarsi, di cercare di farsi rispettare, di far valere i propri diritti. Cambiano i governi, cambiano le leggi, ma per i cafoni non cambia mai niente, se non in peggio. Ora siamo sotto il governo fascista e una serie di fatti anomali caratterizzano l’estate fontamarese, tanto che la povera Matalè sarà costretta ad esclamare sgomenta: “le stranezze, quando cominciano, chi le ferma più?”. Tutto ha inizio una sera di giugno, quando ci si accorge che al paese è stata tolta l’illuminazione elettrica. Nessuno però si scompone, a nessuno viene in mente di protestare. Ma a questa privazione succederanno altri abusi, ancora più gravi, che costringeranno gli abitanti di Fontamara a prendere coscienza di sé e a cercare riscatto da questa condizione di umiliazione e sottomissione. Ma l’impresa non sarà per niente facile e la tragedia è lì che aspetta dietro l’angolo. Una storia cruda che fa indignare e riflettere, suscitando rabbia e commozione ma riuscendo anche a strappare qualche sorriso di simpatia e tenerezza verso questa povera gente. Silone affida la narrazione a tre dei protagonisti, persone che considerano l’italiano una lingua straniera, se non una lingua morta. Il racconto che ne scaturisce è quindi semplice e ricco di folklore contadino, perciò incredibilmente realistico e capace di creare una forte empatia. La denuncia dell’autore è totale. Naturale e lampante quella nei confronti del regime fascista, con i suoi metodi iniqui e violenti, e di chi lo segue ciecamente diventando nemico di gente con la quale ha condiviso fino a ieri la stessa misera sorte. Quella verso gli stessi cafoni, che siano fontamaresi o di qualunque altro posto d’Italia o del mondo, colpevoli di essersi svegliati troppo tardi e di aver subito in silenzio per troppo tempo. Quella, forse più importante e attuale di tutte, nei riguardi di quei governi troppo spesso vicini agli interessi economici di pochi privilegiati a scapito di chi invece vive in situazioni di indigenza, di necessità e di insufficienza sempre più forti, in nome di quella religione spietata e cinica che è il guadagno. “Si, ma con un altro Dio, rispondeva Berardo ridendo. Il vero Dio che ora effettivamente comanda sulla terra, il Denaro. E comanda su tutti, anche sui preti come don Abbacchio, che a parole predicano il dio del cielo. La nostra rovina, aggiungeva Berardo, forse è stata di aver continuato a credere al vecchio dio, mentre sulla terra adesso ne regna uno nuovo”.
www.graziellamazzoni2.blogspot.com Fontamara, il libro di Ignazio Silone , fu pubblicato in lingua tedesca a Zurigo nel 1933 e fu ignorato in Italia per almeno un ventennio. Solo leggendolo si capisce perchè. Fontamara è il paese che non c'è, un paese che lo scrittore colloca in Abruzzo ma che potrebbe trovarsi ovunque ci siano degli oppressi, in qualunque parte del mondo e in qualunque momento storico. E' la storia dei "cafoni", poveri contadini a cui viene tolto tutto: la luce, la terra e persino l'acqua. I cafoni non hanno diritti da così tanto tempo che non immaginano più una realtà diversa. "Dopo la pace tra il papa e il Governo [...] il curato ci spiegò dall'altare che cominciava anche per i cafoni una nuova epoca. Ecco che quella notte io vidi in sogno: il papa discutere col Crocifisso. Il Crocifisso diceva: "Per festeggiare questa pace sarebbe bene distribuire la terra del Fucino ai cafoni che la coltivano e anche ai poveri cafoni di Fontamara che sono sulla montagna senza terra". Il papa rispondeva: "Signore, il principe non vorrà mica. E il principe è un buon cristiano diceva: "Per festeggiare questa pace sarebbe bene dispensare almeno i cafoni dal pagare le tasse". Il papa rispondeva: "Signore, il Governo non vorrà. E i governanti sono anch'essi buoni cristiani". Il Crocifisso diceva: "Per festeggiare questa pace, quest'anno manderemo un raccolto abbondante soprattutto ai cafoni e ai piccoli proprietari". Il papa rispondeva: "Signore, se il raccolto dei cafoni sarà abbondante, i prezzi ribasseranno, e sarà la rovina di molti commercianti. Anch'essi meritano riguardo, essendo buoni cristiani". Il Crocifisso molto si rammaricava di non poter far nulla per i cafoni senza far del male ad altri buoni cristiani. Allora il papa gli propose: "Signore, andiamo sul posto. Forse sarà possibile fare qualche cosa per i cafoni che non dispiaccia né al Governo, né ai ricchi". Così, la notte della Conciliazione, Cristo e il papa vennero attorno al Fucino. [...]Cristo andava avanti con una grande bisaccia sulle spalle; dietro gli andava il papa, che aveva il permesso di prendere dalla bisaccia qualunque cosa che potesse giovare ai cafoni. I due Viaggiatori Celesti videro in tutti i villaggi la stessa cosa. I cafoni si lamentavano, bestemmiavano, litigavano, si angustiavano, non sapevano che cosa mangiare né vestire. Allora il papa si sentì afflitto nel più profondo del cuore, prese dalla bisaccia una nuvola di pidocchi di una nuova specie e li lanciò sulle case dei poveri, dicendo: "Prendete, o figli amatissimi, prendete e grattatevi. Così nei momenti di ozio, qualche cosa vi distrarrà dai pensieri del peccato." Oggi, come allora, valgono solo tre leggi: "la legge dei preti, la legge dei padroni e la legge dell'abitudine". Leggetelo e capirete dei meccanismi sociali che oggi sono cambiati solo nella forma ma non nella sostanza.
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