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Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa - capolavoro pubblicato postumo dall'editore Feltrinelli nel 1958 dopo il rifiuto di due precedenti case editrici - è stato qualche decina di anni fa un mio grande amore. Lo rileggo con la stessa passione, oggi anche con la dovuta lentezza che mi consente di assaporare parole e immagini. Rileggere, nelle diverse età della vita libri, è un modo di scoprire e scoprirsi. Questa opera è stata anche un "antidoto" dopo la lettura di un grande successo internazionale, ironia della sorte, orfano di emozioni (mia recensione prossimamente). Sì, antidoto, perché il lettore deve essere travolto non solo dalla storia, ma dalla gamma di immagini e odori: i sensi devono partecipare. Ne "Il Gattopardo" questo avviene. *** La storia è semplice: narra le vicende dell'aristocratica famiglia Salina dall'anno dell'impresa dei Mille di Garibaldi fino ai primordi del Novecento, la decadenza della nobiltà e l'affacciarsi della borghesia locale. Il principe Salina ne è protagonista assoluto insieme al paesaggio e alla cultura siciliana. Un libro non è fatto solo di eventi, ma di parole, descrizioni, figure di cui è ricca l'opera di Tomasi di Lampedusa, cosicché gli avvenimenti sono secondari. La potenza di "lacrimosa allegria" (pag. 190) ti travolge. Lo dico a chi, con la presunzione di scrivere una recensione, appunta notarelle banali tipo "è un mattone". Bene a costoro consiglio di non leggere opere complesse linguisticamente! A margine sottolineo che scrivere una recensione non è, ripeto non è, semplice: bisogna aver letto con la mente e il cuore un'opera, documentarsi e infine redigere e revisionare. Le otto parti di cui è composto partono nel lusso e terminano nella morte e nel "mucchietto di polvere livida". L'erotismo pervade l'opera, ma la morte sorniona aleggia in ogni angolo.
Bisognerebbe darsi al respiro di un saggio accurato, ad analisi critiche troppo scrupolose e particolari per omaggiare questo libro cardine del Novecento letterario italiano. Un libro nel quale, anzitutto, il sogno di una politica davvero nuova, entusiasta, alta e morale è come consegnato a un'ironia sfiduciata, a un tale cosciente lucido distacco verso istanze sociali realmente incisive da abbattere ogni rincorsa e personale arrivismo sotto la scure della conservazione più granitica. Fabrizio è l'uomo sapiente che ha ormai quasi abdicato al comprendere la deficitaria essenza delle cose e preferisce così scrutare, dai saloni della sua villa magnifica, la meraviglia di lontane galassie, il segno della propria solitudine triste e tuttavia attentissima al passo del mondo, come a riunire nel suo animo il Kant del cielo stellato col pessimismo realista di un carattere nazionale che sta aprendo ad un futuro migliore ma che in fondo, egli lo sa già, resterà imprigionato nelle secche della retorica eterna, nel ventre del sempre uguale allevato dalle balie di un cambiamento solo a parole. Meraviglioso sguardo, feroce e tenero insieme, di una nobiltà che non trascura il terragno del dialetto nei rapporti stretti e intimi coi propri contadini; un uomo figlio di un tempo che ha visto stagioni sociali troppo identiche nel loro flaccido assolato scivolio verso il potere per aspettarsi davvero il salto verso lontane repubbliche di perfezione. Libro formidabile, classico mai destinato a sfiorire, ritratto e sigillo di una storia patria e di una leggenda politica che è il lirico miraggio di frane e disincanti, di amori ancora manovrati ad arte e tesi a difendere nel loro intreccio il blasone di un ceto, la difesa di una civiltà, le stellette al tramonto di un'Italia che sta cambiando. Capolavoro immenso.
Non solo capolavoro letterario... la storia di un'epopea, la storia di un uomo, la storia di una famiglia in un contesto storico imponente, come quello dell'invasione sabauda del Regno delle Due Sicilie. Fabrizio Salina è personaggio autentico, credibile, uomo del suo tempo. Tra l'altro, narrando del vissuto di due generazioni (da Fabrizio alle figlie... 1860-1910) l'autore fa "avvertire", "presagire" fortemente l'inesorabilità del destino umano, il "passaggio della fiaccola della vita" da padre in figlio, il tramonto della vita e il trionfo della natura su tutte le cose degli umani.
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