A Gaze Among Them

Con “A Gaze Among Them” ci si ritrova davanti ad il loro lavoro più riuscito, efficace e funzionante, capace di prendere la grande lezione di “Au De La” del 2015. Robin Wattie gioca completamente a suo agio tra le tonalità à la Bjork come mai prima d’ora: ridondanti, ossessive, ipnotiche (di cui “Holding Pattern” risulta solo uno dei tanti esempi riusciti ‘a pennello’). Stesso discorso per le ritmiche iperminimali, per le armonie ancora più minime e per le strutture ripetitive fino allo sfinimento. Le forme necessariamente prolisse di “Ardor” tornano ad essere più sciolte da monoliti strutturali e tornano, come in “Au De La” a risultare più efficaci all’ascolto. Tutto perfetto, dunque, per inquadrarsi nel fenomeno Post / Art / Experimental Rock che sembra qui essere veramente fascinoso e non solamente elitario (che tante volte coincide con l’inascoltabile). Con - a distanza - la benedizione degli Swans.
"La band canadese si presta ancora come suggestivo luogo dove poter sperimentare sensazioni di potenza e abbandono."
(Blow Up Maggio, voto 7)