Giorni giapponesi

Non si può certo dire che l'autrice fosse innamorata del Giappone, ma nutriva abbastanza rispetto per il Paese e la sua cultura da rammaricarsi della dilagante modernizzazione, che già allora stava compromettendo le radici culturali nipponiche. Rispetto al marito, la Signora Terzani, narra aspetti legati meno all'ambito politico e più alla vita quotidiana. Lo sconsiglio a chi tende ad idealizzare il Giappone; potrebbe rimanere deluso.

Questo ritratto del Giappone a cavallo tra gli anni '80 e '90 fa emergere spontanee nel lettore delle domande e una necessità di appronfondire certi argomenti sul lontano paese del Sol Levante. E questo non perché le argomentazioni dell'autrice siano particolarmente approfondite e stimolanti, ma perché dalle sue parole emerge talvolta una visione parziale e, a quanto sembra, vittima di pregiudizi. Lo stile, anche letterario, con cui vengono affrontate tematiche storiche, culturali, politiche, è sempre velato da una sottile e dissacrante ironia che sfocia nella critica ingiustificata. Quello che ci si aspetterebbe da un libro del genere è un'argomentazione che tiene conto delle complesse vicende storiche e culturali alla base del Giappone contemporaneo, ma nella prospettiva occidentale (e un po' sinofila) del libro di tutto questo non sembra essercene traccia.