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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2015
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Giorni in Birmania di George Orwell - nome di penna di Eric Arthur Blair (1903 - 1950)e uscito 1934 negli Stati Uniti e solamente un'anno dopo in Gran Bretagna per motivi di censura. Censura perché? Perché il libro è senza dubbio un'aspra denuncia del colonialismo inglese. Un critico anonimo parlava addirittura di "una penna intinta nel fiele". Così aspra da rendere molto difficile trovare un'editore che facesse uscire l'opera in Gran Bretagna. Si tratta di un romanzo sopratutto incentrato sui codici di comportamento del padrone dall'estero nei confronti degli indigeni burmesi, ritenuti "sporchi negri, e delle conseguenze dalla loro infrazione. John Flory, angloindiano, mercante di legnami, frequenta il club - per solo uomini bianchi s'intende! - beve abbastanza, frequenta un'amante birmana come si aspetta di uno scapolo di 35 anni solo e lontano della patria... Ma sarà sempre un "outsider", non fa parte fino in fondo di questa combutta di Sahib bianchi. Non è fatto per i codici che dettano loro. Ed e afflitto di un marchio di distinzione: una voglia a mezzzaluna in faccia. Se non bastasse tutto questo, si è fatto anche un "miglior amico" tra quella razza inferiore che "il uomo bianco porta il fardello" (Rudyard Kipling - "The White Man's Burden") di migliorare, di portare ad un livello più alto nella evoluzione - purché rimanga sempre al suo posto predestinato ai piedi del Sahib... In tutta questa confusione entra una nuova protagonista, la 23enne nipote di una delle famiglie inglesi, bella ed in cerca di una "sistemazione" permanente nelle colonie. Viene accolta con molto interesse - sopratutto da John Flory, che usa imaginarsi un futuro assieme a lei. Ma a questo punto si sa già di certi intrighi che un giudice perfido, un membro birmano della amministrazione locale, corrotto fino all'osso, che cerca di far valere i suoi interessi mondani fino al punto di rovinare vite senza rimorso. Vite di personaggi indigeni, come vite di certi Sahib senza gran potere. Lui lo fa "esclusivamente" - come lo sentiamo spiegare a la sua moglie - per dopo, più tardi, darsi alla beneficenza per migliorare il suo KARMA per una vita prossima, per non rinascere come ranocchio, talpa o DONNA - no, aspira la vita di uomo di grande valori! Come si vede, il palcoscenico è preparato non per una commedia di lieta fine, no, noi lettori possiamo solamente fare lo spettatore del dramma che si svilupperà pian pianino davanti ai nostri occhi... Bene, alla fine, certe persone saranno distrutte, altre aspetta un futuro felice, altre ancora avranno delle amare sorprese.
In questo libro Orwell narra le vicende di un inglese trapiantato in Birmania quando quest'ultima era ancora colonia inglese: ciò che colpisce maggiormente - al di là della storia, comunque di per sé ben scritta - è soprattutto l'ambientazione e la rappresentazione della vita coloniale fra convenzioni, falsità, ambiguità, meschinità varie (da una parte e dall'altra) nonché la lucida descrizione di situazioni niente affatto condivise dall'autore, il che - se ora ci appare del tutto naturale e scontato - all'epoca rappresentava una presa di posizione fortemente controcorrente e invisa all'establishment tanto da essere pubblicato parecchi anni dopo e modificando i nomi dei protagonisti. Interessante la descrizione della Birmania del tempo, utile anche per capire quella di adesso.
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