Il giunco mormorante

Questo breve racconto é un piccolo dono per l'anima. Ci insegna l'importanza di quella parte di noi stessi, la "no man's land" di cui si parla nel libro, che dovremmo tenere per noi, che non dovremmo donare all'altro, neanche a colui o colei che ci sta accanto, e custodire gelosamente per non annullarsi nell'altro. Splendida la cornice che Venezia fa al racconto, giustamente omaggiata; i vicoli segreti di Venezia sono i vicoli del cuore, che troppo spesso lasciamo intravedere a chi può privarci di tutto, anche della parte più segreta della nostra anima, i ricordi.

Poeticissimo ed intenso questo breve libro di Nina Berberova, introdotto da quella bella e significativa poesia di Fedor Tjutcev che culmina nei versi, da cui viene tratto il titolo, <<Perché nel coro universale l’anima non canta come il mare, e il giunco pensante mormora, protesta?….>> Ecco, ognuno di noi è un giunco mormorante, è un ‘unicum’, che non si annulla nell’altro neanche per comporre l’armonia universale. Ognuno di noi ha la sua ‘no man’s land’, in cui è totale padrone di se stesso e che poi, a mio parere, è anche la sua ancora di salvezza. Due persone si possono incontrare, amare, lasciarsi e poi magari, come in questo caso, ancora ritrovarsi , ma non con un lieto fine! E così l’amore “svanisce in un solo instante, come se non esistesse, come se non fosse mai esistito”. Ma io penso che solo chi ha mantenuto intatta questa sua “no man’s land” ha la forza di ricostruirsi una vita.

Quanto è importante il 'no man's land' e quanto è difficile non farselo togliere!