L'iguana non vuole - Giusi Marchetta - copertina
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L'iguana non vuole
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Descrizione


Ce li hanno dipinti così, i professori precari di oggi: arrendevoli, menefreghisti e incompetenti. Invece sono bravi e arrabbiati. Finalmente un romanzo ce li racconta senza indulgenza o pregiudizi, per mostrarci come, in reazione alle ingiustizie di una scuola pubblica che sta cadendo a pezzi, scoppieranno - è solo questione di tempo - l'indignazione, la protesta. Perché Emma, ventotto anni, ha lasciato Napoli per lavorare in una classe a Torino. Non avrebbe voluto: le mancano una città e un amore di nome Gianni. Anziché insegnare latino si trova a seguire il caso di Andrea, un ragazzo autistico che reagisce con violenza alla cattiveria di alcuni professori. E intorno a lei vede solo la rassegnazione di chi accetta contratti impossibili o di chi, arreso, scappa all'estero. Con stupore Emma si renderà conto che è proprio il suo ragazzino pieno di problemi a insegnarle che non bisogna più accettare i ricatti di questo Paese. Contro le crisi di Andrea, infatti, la famiglia le ha suggerito di ricorrere all'iguana, suo immaginario totem personale: se l'iguana non vuole, quella cosa non si fa. Evocare l'animale serve a renderlo innocuo fino a quando, però, il ragazzo non si trattiene più e sfoga la sua rabbia. Così, a fine anno, quando su tutti si abbatterà una serie di ingiustizie pubbliche e personali, Emma maturerà l'idea che un dio in forma d'iguana sarebbe d'accordo nel punire subito i colpevoli di un'Italia che non funziona più. Lei è pronta a seguirlo.

Dettagli

7 settembre 2011
291 p., Brossura
9788817050906

Valutazioni e recensioni

  • L'argomento è interessante: una insegnante di sostegno che si trova ad affrontare quasi da sola un ragazzo psicotico. Purtroppo si intrecciano in modo disordinato diversi piani narrativi (le lezioni di psicologia del professore universitario, la partenza dal paese del Sud, la scuola a Torino, i sensi di colpa...) e la lettura del libro procede faticosamente. Inoltre l'autrice sottolinea in modo eccessivo le difficoltà organizzative e formative della scuola statale italiana a tal punto che viene spontaneo pensare ad una scuola privata per i propri figli o ad una scuola speciale per i ragazzi DVA! Sono anch'io docente statale e mi ha infastidito questa descrizione.

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