La bellezza di questo libro sta nel semplice meccanismo su cui si basa: prendiamo tutto ciò che è noto relativamente ai meccanismi che portano alla nascita dei nazionalismi e applichiamo queste considerazioni al concetto di Nazione Ebraica e alla sua storia come la si studia nei libri israeliani. Il risultato è ovvio: il sionismo, come tutti i nazionalismi, ha creato una nazione e non nasce da essa (questo non significa, sia chiaro, che non ci fossero reali condizioni che abbiano portato alla necessità o al desiderio di formare stati nazionali). A questo meccanismo di base, si aggiungono una serie di considerazioni su fenomeni storici ben noti (Sand non compie studi originali) e si giunge alla conclusione che è pura fantasia che gli Ebrei di oggi siano in larga maggioranza eredi fisicamente diretti degli Ebrei che abitavano la Palestina ai tempi dei Romani:la diaspora del 70 d.C. non c'è mai stata, tant'è vero che una successiva e forte rivolta ebrea contro i Romani avvenne 40 anni dopo; le comunità ebraiche formatesi con normali fenomeni di emigrazione in diverse zone dell'impero romano hanno praticato il proselitismo in modo continuativo, soprattutto nei primi tre secoli d.C.; Yiddishland era popolata da persone che in gran parte discendevano dai Cazari, popolazione caucasica convertitasi all'ebraismo intorno all'VIII secolo d.C.. Tutte cose note agli storici da decenni o secoli. E' merito di Sand portare alla luce il meccanismo di formazione della struttura nazionalistica della storia della nazione ebraica come la si intende da moltissime persone, dentro e fuori Israele. Alla fine del libro Sand scrive che esiste, oggi, un popolo Ebraico che condivide una lingua, una letteratura e una storia, quella recente, condivisa. Il problema, a cui Sand dedica l'ultimo capitolo del suo libro, è che l'idea di uno Stato Ebraico collide con l'idea di stato democratico, in quanto esclude nella propria definizione lo status e i diritti di chi ebreo non è, in modo ben differente, come Sand spiega esaurientemente, a quanto accade alle minoranze linguistiche negli stati nazionali basati sull'unità linguistica.
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L'invenzione del popolo ebraico
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Che cos'è il popolo ebraico? Secondo Shlomo Sand, la risposta si trova nella storia. Non, però, in quella ufficiale, costruita e avallata da studiosi che hanno abilmente manipolato le fonti per creare una visione unitaria e coerente del passato. Di fatto, miti fondativi dalla storicità dubbia, come l'esilio babilonese, la conquista del paese di Canaan o la monarchia unita di Davide e Salomone, sono diventati le colonne di una ricostruzione della storia degli ebrei presentata come una sorta di percorso ininterrotto che dall'epoca biblica si dipana senza soluzione di continuità fino ai giorni nostri. Nulla di tutto ciò: in realtà, sostiene Sand, gli ebrei discendono da una pletora di convertiti, provenienti dalle più varie nazioni del Medioriente e dell'Europa orientale. Ma la storiografia di stampo nazionalista ha fornito fondamento e giustificazione all'impresa di colonizzazione sionista. Con rigore e vis polemica, Shlomo Sand scuote una delle fondamenta dell'esistenza stessa dello Stato d'Israele e della sua politica identitaria. E senza timore di intaccare certezze consolidate intraprende un viaggio a ritroso nella storia e nella storiografia ebraiche basandosi su fonti e reperti archeologici per ricostruire e affermare una nuova verità. Lo anima la speranza in una società israeliana aperta e multiculturale perché "se il passato della nazione è stato soprattutto un sogno perché non cominciare a sognare un nuovo futuro, prima che il sogno si trasformi in un incubo?".
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Autore:
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Traduttore:
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Editore:
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Collana:
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Anno edizione:2010
In commercio dal:
6 ottobre 2010
Pagine:
536 p., Rilegato
EAN:
9788817044516
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FAUSTINO MARTELLI 27 novembre 2011