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Anno edizione: 2004
Anno edizione: 2014
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Invito a una decapitazione è uno di quei libri che si lascia interpretare, è aperto. Veniamo ai "pochi" fatti: Cincinnatus, il protagonista, è condannato a morte per decapitazione, l'accusa è surreale, la colpa di Cincinnatus è essere opaco, non è trasparente come dovrebbe essere e come lo sono il resto dei cittadini. Cincinnatus è imprigionato in una fortezza, in cui gli fanno visita personaggi farseschi, molti di loro sono raccapriccianti, anch'essi paradossali ed incoerenti. Nel libro tutto è una farsa, non c'è niente di logico, realistico o lineare, le forme dei personaggi, dei luoghi sono mutevoli, poco chiare e illogiche, tutto ciò che circonda il protagonista è falso, costruito, prodotto di un'allucinazione. Conosciamo ben poco di questo mondo, sappiamo che tutti devono essere trasparenti, nascere e vivere così, non avere quindi segreti, non nascondere nulla agli altri, ma tutti sono irrimediabilmente costruiti, poco autentici, l'unico che conserva una parvenza umana sembra essere Cincinnatus, che non per nulla è colui che dovrà essere giustiziato. Che sia una grande metafora per la nostra condizione? Una denuncia ai regimi totalitari? alla censura?!
I romanzi di Nabokov sono talmente originali che si ha l'impressione di leggere ogni volta uno scrittore diverso. Questa che è fra le sue opere prime, ad esempio, è straordinariamente immaginifica e surreale. Inizia come Kafka, termina in maniera beffarda, come Hrabal.
Un romanzo totalmente russo e privo delle malinconie o raffinatezze successive, con libero sfogo a fantasia e sogni liberatori da un senso di costrizione diffusa. Da leggersi in bianco e nero, come i vari insetti che racconta, le sue colorate farfalle dovranno ancora arrivare. Finale grandioso.
Recensioni
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