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Anno edizione: 2016
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memoir di un dublinese sbarcato nella grande mela per mettere on stage una commedia che si apprestava a conquistare Broadway ma che metterà su carta riflessioni nate tra le nebbie etiliche di superalcolici consumati in enorme quantità. "ho cominciato a prendere confifdenza con il whiskey all'età di sei anni,grazie a mia nonna, che diceva: dategli un goccetto ora,e da grande si sarà scordato che sapore ha. credo che per quanto mi riguarda,questo sia la più grossa fesseria di tutti i tempi" tra ironia graffiante,commenti al vetriolo e struggenti ricordi dell'isola più verde al mondo Brendan racconta di una New York esagerata nelle feste,nelle luci,nei contrasti sociali ed economici,nel suo essere puritana. "a New York,lo ribadisco,c'è davvero di tutto" un tutto che prende forma in un flusso di coscienza (ma anche no visto il tasso alcolico) che fotografa una città che "non è la capitale degli Stati Uniti,ma quella del tuo paese d'origine",una NY che diventa Dublino e una Dublino che diventa NY attraverso pensieri che arrivano scollegati solo al lettore. nella mente di Brendan l'Irlanda è il focus di ogni ragionamento,è il punto di partenza di ogni confronto,è l'anima di ogni parola spesa nel raccontare e nel raccontarsi. colpisce che non sia diventato un autore di culto,una figura conosciuta al pari di altri "dannati" - Bukowski per dirne uno a cui si avvicina molto per tematiche e vita turbolenta per non parlare del medesimo talento per scrittura ed ironia - perchè rileggendolo qua e là apprezzi la sua generosità verso i deboli,le sue critiche agli irlandesi come gesto d'amore incondizionato per la sua patria,l'acuta analisi della realtà newyorkese che lo avvolgeva. "io m'immedesimo nei poveracci non perchè voglia essere uno di loro,ma perchè essere un poveraccio vuol essere solo ed escluso,anche tra i solitari." "il comune sentire ci rende mirabilmente gentili per usare le parole di Shakespeare,il quale diceva piuttosto bene qualsiasi cosa, e quello che ha tralasciato l'ha poi aggiunto Joyce." "Amava New York un pò come amo io Dublino,cioè a distanza" a rendere prezioso ed unico questo breve romanzo sono,oltre le parole,le illustrazioni di Paul Hogarth che danno corpo alle emozioni dell'autore e della città e la corrispondenza epistolare di alcuni parenti di Brendan emigrati negli Stati Uniti alla fine dell'800,perfetta chiusura di una lettura altrettanto perfetta. indimenticabile come la Giunness dublinese di qualche mese fa
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