Nel romanzo di Malerba Ulisse è tornato a Itaca travestito da mendicante, svela la propria identità solo ad Eumeo e a Telemaco ed organizza la vendetta. A questo punto però Malerba comincia a scavare, a far affiorare un'inquietudine che diventa sempre più grande e a tradurre a chiari termini il dubbio che sicuramente ha avuto chiunque abbia letto il poema di Omero: com'è possibile che Penelope non abbia riconosciuto suo marito? com'è possibile che non le sia venuto mai il minimo dubbio parlando con quel mendicante? E infatti, nel romanzo di Malerba, Pelope riconosce fin da subito il proprio marito, ma tace e finge di non averlo riconosciuto, chiedendosi muta perchè?. Perchè Ulisse ha tardato tanto a tornare? Perchè non ha sufficiente fiducia in lei da rivelare la sua vera identità? Perchè deve essere geloso di lei e dei suoi presunti tradimenti con i Proci come se la gelosia e il tradimento fossero una prerogativa solo maschile. Questo dubbio cresce e di dipana come un vortice nel quale vengono catturati sia Penelope, che dubita del marito, del suo amore e della sua fedeltà, sia Ulisse che a sua volta dubita tanto della sua donna quanto di se stesso, della propria astuzia e della propria ferrea ed incrollabile personalità. E' un romanzo assolutamente originale ed intelligente che analizza a fondo le personalità di entrambi i celeberrimi personaggi e che invita il lettore ad un'analisi attenta e critica, dando nuovi spunti di interpretazione di una vicenda e di personaggi ben noti
Itaca per sempre
-
Autore:
-
Editore:
-
Collana:
-
Edizione:2
-
Anno edizione:1998
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
-
Monica Mattio 10 settembre 2010
-
VALENTINA SIMONI 06 settembre 2010
Con Itaca per sempre, Luigi Malerba stravolge la storia del ritorno di Ulisse così come noi la conosciamo. E’ inutile che stia qui a farvi un riassunto della trama, la conosciamo tutti: Ulisse torna a casa dopo dieci anni passati in mare, tra dei invidiosi, ciclopi, sirene, streghe e amori vari. Rivela la sua identità al figlio e a pochi altri. Euriclea, la balia, lo riconosce. E Penelope? Possibile che lo riconosca Argo, il suo cane, e non lo riconosca sua moglie? Quella stessa che, per anni e anni, ha intessuto e disfatto la sua tela, sopportando gli insulti e le insistenze dei Proci e diventando per noi il simbolo della fedeltà coniugale e dell’attesa paziente? Lo ammetto: ho sempre pensato che la storia narrata da Omero fosse maschilista. E ci è voluta guarda caso la mente di una donna per dare voce a questa mia impressione e per donare una nuova luce alle figure di Penelope e Ulisse. La donna in questione è la moglie di Malerba. Spiega quest’ultimo, nel post scriptum all’opera: “... Penelope, ha detto mia moglie, aveva capito subito che sotto quelle vesti di mendicante si nascondeva Ulisse, ma ha voluto fingere per un po’ di non riconoscerlo per fargli scontare le sue avventure amorose durante il viaggio di ritorno, ma soprattutto la sua mancanza di fiducia che lo aveva indotto a rivelarsi a Telemaco e alla vecchia nutrice Euriclea e non a lei. Insomma una storia d’amore e gelosia, di intrighi coniugali tutta da interpretare e riscrivere per i lettori di oggi. Questa interpretazione rende giustizia di un’altra singolarità: il cane Argo riconosce Ulisse mentre Penelope non lo riconosce…” La struttura del romanzo (breve, nemmeno 200 pagine) è quella di un diario in cui si alternano le voci di Ulisse e Penelope. Interessante è vedere come uno stesso avvenimento si carichi di significati diversi a seconda che la voce narrante sia quella dell’uno o dell’altra. Conosciamo ben presto un nuovo Ulisse, lontano dallo scaltro prediletto di Atena. Un Ulisse in preda all’indecisione e all’angoscia. Un Ulisse invecchiato. Che soffre. Che piange, addirittura. E conosciamo una nuova Penelope, una donna la cui forza d’animo era sì intuibile nell’opera omerica, ma che qui diventa la vera eroina. Tiene testa ai Proci e alle ancelle infedeli. Sopporta il silenzio del marito che ha atteso per così tanto tempo e che ora pare non potersi fidare di lei. Lo ripaga con la sua stessa moneta, fingendo di non riconoscerlo. La rivincita di Penelope. Una rivincita che vale per tutte le donne di Omero. Lo stile di Malerba, semplice e diretto, fa rivivere un intreccio narrativo più che conosciuto tingendolo di rosa. E lo fa con garbo, cosa rara nel genere. Le voci di Ulisse e Penelope sono riportate magistralmente, tanto che stupisce che il testo non sia stato scritto, in alcune parti, da una donna. Sorge quasi il sospetto che ci sia lo zampino della cara Anna, moglie di Malerba, anche nella stesura. Almeno per quel che riguarda le idee. O questo, oppure Malerba ha ricevuto il dono di poter pensare come una donna. Da leggere, quindi. Assolutamente.