Kaiho

I Kuan riescono da sempre a creare finestre di introspezione anche fra i fragorosi riff e le urla caustiche che definiscono i primi pezzi della band. Ma con “Kaiho”, compiendo un psso avanti rispetto al passato, il songwriter e membro fondatore Anton Belov dipinge paesaggi sonori sereni e nostalgici che trasportano l’ascoltatore alle giornate idialliache da lui trascorse ai piedi dei monti Urali, appena fuori dalla sua città natale Chelyabinsk. “Kaiho” è il settimo album dei Kauan e segue così “Sorni Nai”, uscito nel 2015, album che racconta il tristemente noto caso irrisolto dell’incidente del passo Dyaltov, nel quale nove scalatori morirono misteriosamente dopo essere rimasti intrappolati in mezzo ad una bufera di neve sugli Urali. “Kaiho” parla dell’infanzia e della transizione all’età adulta, quando la morte di una persona amata frantuma la felicità rendendo chiara la cruda realtà. I testi sono stati scritti dalla grande cantante folk finlandese Marja Mattlar e, come sempre, sono cantanti in finlandese. Con “Kaiho”, i Kauan si elevano verso livelli impressionanti dove le loro dolci note ondeggiano tra la luce sbiadita dei lunghi pomeriggi utunnali, il silenzio invernale e le gocce scintillanti della neve che si scoglie. Questi momenti sono ricordati teneramente, come echi dal passato, e messi insieme da lontano, nel movimentato centro città di Kiev, che i Kauan considerano casa loro dal 2011. Le immagini di “Kaiho”, una serie di paesaggi e acquarelli dipinti dalla nonna di Belov, ritraggono momenti dell’infanzia passatoa a Troitsk, ma visualizzati attraverso i suoi occhi.