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I lacci sono i legami che restano nonostante tutto, quelli che fanno bruciare le ferite mai sanate, che riaprono i discorsi mai finiti, che tengono insieme anche se l'unico desiderio è scappare. Perché questa è la storia di una frattura, quella di un matrimonio che ha fatto il suo tempo, tenuto insieme dal collante delle convenzioni sociali. E dopo una frattura viene sempre il silenzio, un silenzio assordante, in cui ristagna solo l'infelicità. In questo romanzo breve e velocissimo c'è la storia di una famiglia intera, delle urla, dei sospiri e dei sensi di colpa che rimbombano nella gabbia delle quattro mura domestiche; perché, a volte, ciò che ci tiene "insieme" è qualcosa di danneggiato, ai limiti dell'autolesionismo sentimentale. E non ci sono né vincitori né vinti, solo prigionieri.
Questo libro di Domenico Starnone è molto sottile e si legge in pochissimo tempo. Parla della vita di due coniugi, dagli albori alla vecchiaia di loro stessi e anche della loro relazione. Hanno due figli ai quali hanno recato molto dolore. La storia è raccontata da tre punti di vista: quello della moglie, Vanda, del marito, Aldo, e dei figli. Il romanzo inizia con una lettera da parte di Vanda ad Aldo, dove gli ricorda che lei è sempre la moglie. Questo è un passaggio frequente nel libro, perché tutto ruota intorno al fatto che ci sono legami indissolubili, doveri da adempire a cui non ci si può sottrarre. E ogni personaggio si comporta seguendo la logica di cui sopra. In ogni azione c'è il contrasto tra ciò che si vuole davvero fare e ciò che si fa per dovere.
Tutto comincia quando i genitori di Mario lasciano Napoli per una conferenza di lavoro e il figlio di quattro anni è affidato alle cure di Nonno Daniele, famoso illustratore di libri per bambini (che pare però i bambini li conosca poco). Daniele è alquanto indisposto nei confronti della situazione e del nipote, soprattutto perché viene catapultato da Milano a Napoli, in una città che gli ricorda la sua infanzia e porta a galla una serie di eventi non troppo felici. Vengono messe a confronto (e spesso portate allo scontro) due generazioni diverse, che interagiscono mal volentieri durante una forzata, ma necessaria convivenza. Viene presentato un uomo anziano che fatica molto a calarsi nel ruolo di nonno e nonostante il bambino sia capace ed autonomo e cerchi in tutti i modi di farsi benvolere, Daniele non sente nessuna affinità col nipote; è solo un uomo stanco che fatica a star dietro ad un bambino allegro e un po’ petulante. Tra i due si instaura quindi un legame stentato, fatto di rivalità e giochi non proprio divertenti, due maschi che si fronteggiano per giorni dentro quattro mura, dando vita ad un racconto tristemente divertente. Inizialmente ci sono una serie di conflitti mascherati da scherzetti reciproci che mostrano la difficoltà d’approccio tra i due, poi però pian piano s’instaura una tacita alleanza, nonno e nipote si ritrovano uniti da una passione comune: il disegno. Con straordinaria eleganza l'autore nostrano mette in scena i nostri difetti e le nostre cattiverie attraverso lo scontro tra un nonno vanitoso e un bimbo saputello, semplicemente alla ricerca dell’affetto che i genitori sembrano non dargli più. Scherzetto è un romanzo profondo, stratificato, che attraverso un racconto semplice, quasi banale, offre profondi spunti di riflessione sulle relazioni, l’arte, il talento e i limiti dello stesso. Scherzetto è un romanzo molto dolce ed estremamente sottile di uno dei migliori autori italiani della letteratura contemporanea. Chapeau.
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