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Questo libro è stato il mio primo approccio con Pasolini. Autore che, devo ammetterlo, mi crea sempre un po' di soggezione. La lettura alla fine si è rivelata molto interessante, soprattutto la prima parte, di carattere più "antropologico". La seconda parte, invece, di carattere più politico, spesso si perde in scandali e fatti di cronaca del periodo, e per mia ignoranza mi è stata più difficile da seguire. Consiglio comunque a tutti la lettura, apre la mente
Raccolta di scritti apparsi su vari giornali nell'anno 1975 che condensano il pensiero di Pasolini sullo stato sociale e culturale dell'Italia di quel periodo. Si spazia dall'attacco alla corruzione democristiana per passare alla "Non istruzione" fornita dalla scuola dell'obbligo e alla televisione usata come mezzo di potere e di ottundimento delle masse. Pasolini resta un grandissimo ed il vuoto che ha lasciato in questo paese non fa che aggiungere rimpianto e tristezza alla misera situazione culturale attuale.
Questi scritti di Pasolini fanno parte di una edizione dei Meridiani già in mio possesso, ma è comunque comodo poterli consultare con più agio in un volumetto robusto e di giusto formato, ben stampato con caratteri chiari e nitidi. Cosa scrivere di Pasolini che non sia già stato scritto? Confesso di aver letto molto parzialmente la sua opera (non parliamo dei suoi films), limitandomi ai saggi (mentre le poesie non mi hanno detto granché, è un mio limite). In questo campo, lo trovo uno dei saggisti migliori in assoluto nella letteratura italiana del secolo scorso. Lucido, appassionato, curatissimo nello stile, senza mai una riga banale, sempre controcorrente, sempre a schiena dritta. Trovo però che nelle Lettere luterane Pasolini abbia commesso un errore di giudizio fondamentale: attribuire al PCI le virtù di quell’Italia pre-consumista che lui rimpiangeva.
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