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Gli archi del desiderio accordano i loro suoni anche su rovine infelici. Il destino può avere sembianze sinistre, eccentriche, innaturali, voci di limite e di accusa che la coscienza avverte da subito pur senza essere pronta a trattare con demoni morali. Perché qualcosa nel "lungo braccio peloso della coincidenza" trascende presto le mosse del caso togliendo via le cartacce della logica dall'intricato mosaico degli incontri. "Sono l'alto Humbert, con una cloaca di mostri putrescenti dietro il lento sorriso da ragazzo"; o ancora: "Perché mi sento incapace di fissare il punto in cui il bello e il bestiale si fondono?". La sincerità è verde come l'erba, ma la tentazione è viola come l'istinto. Cadere in se stessi è norma quotidiana anche quando la piega, nel fato di Humbert, è quella di un disperato e vivissimo amore per le "ninfette", ragazzine identiche a perle di tentazione. Solo in quel mondo la sua verità di dentro diventa vasca riposante, tappeto dei sensi, atterraggio appagato, a patto ovviamente di viverne anche i rovesci fangosi, le gelosie torturanti, le misere cronache di un litigio o di un distacco. Saranno anche molecole perverse, ma nelle mani di Nabokov sanno farsi da subito creta perfetta, maestria superlativa, lucentezza adamantina. Le risorse della lingua nei suoi romanzi aprono svolte di continua sorpresa, meravigliosi crateri di felicità inventiva. E anche nel toccare i marci tendini del delitto, gli urli orribili della solitudine, le piaghe della disperazione, Nabokov lancia la sua prosa su vette talmente alte che metterle in discussione è come arare di rancore le sopracciglia del pregiudizio.Pensare che l'ha scritto in inglese, non la sua lingua madre. Egli stesso dirà:"La mia tragedia privata è che ho dovuto abbandonare il mio idioma naturale, la mia lingua russa così ricca, libera, così infinitamente docile, per una marca di inglese di seconda qualità".Lolita è il lato della verità a cui non bussiamo ma che ci decide anche a nostra insaputa.
capolavoro letterario, scritto in maniera magistrale. Infinita pena per entrambi i protagonisti, infelici, incapaci di comunicare davvero i propri bisogni e spesso sofferenti nei confronti di di se stessi e di un mondo così lontano da loro
Se qualcuno, dopo averlo letto, mi viene a parlare di perversioni o pedofilia, non rispondo più delle mie azioni. Se non si apprezza un capolavoro del genere, tanto vale farsi lobotomizzare.
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