Ho notato che quando Maigret ha a che fare con la malavita perde molto del suo smalto, perché è come se Simenon dimenticasse la sua caratteristica di essere un acuto analizzatore della psiche umana. E’ indubbio che l’autore belga dia il meglio di se stesso quando le sue storie avvengono in provincia, in località che presentano tutte le caratteristiche di un mondo chiuso. Anche Maigret e l’informatore non sfugge alla statistica e ne esce un poliziesco che presenta anche il difetto di far conoscere anzitempo al lettore il nome dell’assassino e pertanto l’indagine si estrinseca esclusivamente nella ricerca delle prove per incastrarlo, ricerca invero un po’ faraginosa e non del tutto supportata dalla logica. Inoltre i gangster sono i malavitosi che ben conosciamo e che sembrano prodotti di una unica fattrice e, come se non bastasse, è presente il classico triangolo amoroso, alla base di tanti delitti, fra in quali anche questo. In buona sostanza Simenon nel romanzo privilegia l’intreccio, tuttavia un po’ debole, e si dimentica di tutte quelle caratteristiche che hanno fatto di lui quel grande scrittore a tutti ben noto. Per esempio c’è la ricerca di un individuo che si sviluppa a Parigi fino a Montmartre e questa sarebbe stata l’occasione per descrivere il quartiere degli artisti non come da cartolina, ma l’occasione non è stata colta; sì, Maigret si agita, si muove, in auto e addirittura in aereo, ma è un protagonista sotto tono, un commissario quasi anonimo, senza quei guizzi di umanità che così spesso lo contraddistinguono. Il libro si legge, certo, ma la delusione non è poca e così anche questo viene cassato fra quelli non riusciti di Simenon, pochi per fortuna in verità.
Maigret e l'informatore
«Davanti alla casa erano assembrate più di duecento persone, ma quelli che entravano a porgere le condoglianze erano pochi. C'era gente di tutti i tipi, negozianti del quartiere, magnaccia, proprietari di ristoranti o cabaret». «Prima portarono giù i fiori, e per farceli stare assieme alle corone ci vollero due auto. «Poi scesero quattro uomini con la bara di mogano e la infilarono nel carro funebre». «La chiesa era abbastanza vicina, e comunque sarebbe stato impossibile trovare delle auto per tutti. Quando sulla soglia comparve Line Marcia, in lutto stretto, bionda e pallida, la folla fu percorsa da un fremito, come al passaggio di una star, e ti saresti quasi aspettato uno scroscio di applausi». (Le inchieste di Maigret 74 di 75)
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Renzo Montagnoli 07 aprile 2018
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MARIO GUIDICI 06 aprile 2016
non da meno degli altri
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