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Testo –il seguente- riportato da altro sito donchisciottesco, l'autore è tale in senso proprio, poi qualche refuso eliminato data la originaria velocità di elaborazione e digitazione, a braccio varrebbe dire, e aggiunte minuscole, irrilevanti nel testo complessivamente assunto, ma... un conclamato caso di plagio di... sè. Dunque un'aporia.E e allora si va avanti, sapendo camminare, con chi sa camminare. Buona lettura. "Salvo gli irrisolti sconfinamenti di certa parte, risicata come pare accertato sinora e ben delimitata seppur tragicamente nefasta negli esiti particolari, della Magistratura italiana (la qual cosa è stata -in modo "modaiolamente" bieco e disonesto, il mainstream innanzituttoe avanti tutta...- usata dall'irresponsabilità quasi assoluta di dimensioni tragiche della grande parte del ceto politico, mostratosi essere, anche attraverso ciò, alla in-decente e a-morale deriva del "politico" , intendendo proprio quel nobile "ta politika' ", sì proprio quello, del "sociale", del "democratico", del "legale", e oserei dire del "civile"; e tali fatti, tutti, vanno ricordati e tenuti a come severissima lezione mente per andare avanti, senza infingimenti e con profonda coscienza), la cosiddetta investigazione e operazione di amplissimo respiro e civiltà denominata "Mani pulite" NON è stata CHE un "dèbut" di uno scoperchia mento micidiale di liquami storico-antropologici, che andrà continuato con acribia e certosina virtù, e che è andato -e molto di più andrà- ad incidere, appena sarà ripristinato nel massimo interesse dello Stato di diritto e di certezza della norma giuridica, nel tessuto oramai qualificabile per difetto come complesso ed interessantissimo caso da anatomopatologo del nostro amato Paese (per chi lo ama davvero, intendo, rari sono i corteggiatori in lizza), e , attendiamo, con le massime e inderogabili garanzie di uno Stato democratico sempre perfettibile e informato ai pienissimi principii della legalità e giustizia (istituti di uno VERO Stato moderno liberaldemocratico, che sia tale e non abbia superato la neoplasia dittatoriale fascista soltanto nella propria mistificatoria facciata); si propsetta la estrema, quanto elevata nel corpus ideale di , necessità dell’indomito lavorio profondo, carsico, incessante -di quasi inaudito spessore negli ultimi tre o quattro lustri della storia italiana- sul carattere morale, così ci saremmo espressi un secolo fa od anche soltanto cinquant'anni or sono, del popolo italiano, e del suo vivere in società nella piena consapevolezza della propria cittadinanza, senza dar seguito a una continuazione diuturna di palesemente antistatuale condotta, che si situa feralmente al di fuori di qualsiasi civiltà moderna del diritto degna, e sottolineo la realtà estremamente concreta di questa dignità, di tale qualifica. Il fenomeno di “corruzione” (lo uso nel significato originario, rinvenibile, che so, in Aristotele ad esempio) è visibilmente -per ogni inteligenza non distratta nè svogliata, rara avis...- nella sua fase lunghissima e non finale di purulenza e di fetore, la paura (il sostantivo è propriamente PAURA, historia magistra... ) di perdere lo status di privilegio e di patologica detenzione di forme assai spurie di potere (surrogato di altro, e di ben molti significati), la quale atterrisce gli epigoni di questo “qualunque”(soprav)vivere con tattiche di quotidaino e incivile piccolissimo respiro e cabotaggio: qui si giocherà per i prossimi due decenni, almeno, o più, il destino del carattere (anticamente così chiaramente connessi, per analisi e per excursus storico) degli itailani e delle sue fondamenta e possibilità di feconda generazione di nuovi orizzonti culturali. A ciò , oggi, siamo tutti, proprio nessuno escluso, chiamati, tutti noi che ci riconosciamo nel valore alto della democrazia e della solidarietà di tradizione liberaldemocratica e socialista (ivi inclusa, ça va sans dire, quella marxista italiana), ripeto, non delle pantomime degne di ridotti di pessima frequentazione e fama, ma nell'alveo di conoscenza e crescita, indagine e dubbio, civiltà e sfida umana, che, indegnamente io,proporrei di riassumere nella parabola esistenziale di uno studioso di non comune capacità analitica, e uomo di cultura pregna di umanità, come Norberto Bobbio. Siamo chiamati alla Storia,al crescere, nella discussione pubblica che è unica scaturigine di non svuotato senso di "democrazia", siamo chiamati al fare, a non transigere, a non poter di molto sbagliare, a non dover chiudere mai più gli occhi, insomma ad essere uomini e donne "sub specie" civile e di grande coraggio, sgombri (per quanto possibile) da minuti e mefitici moralismi (ancora purtroppo egemoni e soffocanti, e nel pubblico e nel privato del nostro tessuto (sub)culturale) da "particulari" ancora così invadenti e ferocemente lesivi della possibilità di vivere insieme, nelle pur innumerevoli, infinite e variabili sfumature. E' passato un altro memorabile e tragico ventennio (nell'anestetico dell'immagine, del medium corrotto nelle sue finalità, nel denaro sintomo troppo spesso di bestiale e criminale evolvere , declinato unicamente o quasi nel sopruso di arroganti ascendenze, anestetico che tutto ha edulcorato e messo -per quanto è stato possibile fare dai "volenterosi" responsabili di ciò- in sistematica, seppure sfacciata, va riconosciuto a costoro..., violentissima sordina), o quasi, non da mettere, nemmeno stavolta, tra parentesi. Una tale rimozione non sarebbe, forse con impudenza io credo e presagisco, che una delle ultime occasioni per quella gente ancora detentrice per ereditarità culturale del "genio" italico (attualmente così remissivo e nelle more) di diventare, vieppiù e per approssimazioni successive, "popolo" e "liberi", insieme. Non si potrà mai dire che ci era stato affidato compito lieve." Pierluigi Pettorosso
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