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Anno edizione: 2018
Anno edizione: 2020
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Tutti gli italiani dovrebbero leggere questo libro. Insegna molto e trasmette ancora di più. Onestamente sapevo davvero poco di chi fosse Marchionne prima della sua morte. Dopo aver letto questo libro, oltre ad aver imparato un sacco di cose che non sapevo sulla FIAT e sul mercato in generale, ho voluto approfondire gli argomenti trattati. Il libro talvolta è tagliente, altre invece più ridondante, non lo reputo un libro da leggere in spiaggia.
Quindici anni, questa è la parentesi della storia concessa ad un grande italiano, per sovvertire le sorti di un pezzo dell'industria italiana avviluppato in una profonda crisi di credibilità. Marchionne, l'uomo nuovo, archetipico esempio di costante abnegazione e di forza nello scardinare un'incapacità di visione, la quale attanagliava il settore dell'industria dell'auto. Bricco, con profonda sapienza, consegna al lettore una narrazione in cui i passaggi storici, acquisizione graduale di Chrysler e fondazione di FCA, si intrecciano con il volto di un manager fautore di un capitalismo razionale proiettato verso un nuovo umanesimo in cui la figura dell'operaio riacquista una dignità rinascimentale. Le sfide vinte e portate a termine, i cuori lasciati da obiettivi non raggiunti, sono la cornice entro la quale il lettore può guardare e scoprire un quadro raffigurante un popolo spesso "straniero" in molte situazioni ma contraddistinto da un'innata capacità nel lasciare il segno lungo le traiettorie della storia. Questa è l'inquadratura scelta dall'autore. Una prospettiva che porta il lettore a conoscere i passaggi evolutivi di un settore da sempre strategico, quale quello automobilistico, attraverso lo sguardo di un grande innovatore, estraneo agli occhi di un management privo di coraggio. Da leggere per ricordare un paese,l'Italia, che si riscopre nel genio di singole persone,a volte ripudiate in patria ed ammirare in terra straniera, le quali rappresentano tasselli preziosi nel grande mosaico della storia.
Un proverbio un po' cinico dice che gli uomini, quando nascono, sono tutti belli, quando si sposano, sono tutti ricchi e, quando muoiono, sono tutti buoni. Questo è successo anche a Sergio Marchionne. A un anno dalla morte pochi sembrano ricordare quanto fu contrastato il rapporto tra questo giovane manager in pullover e tutte le componenti del capitalismo italiano: dagli operai a Confindustria. Niente pareva più lontano da certe austerità sabaude del giovane abruzzese d'Oltreoceano. Eppure Sergio Marchionne è diventato la Fiat, cambiando la sua creatura prima che l'evoluzione dell'automotive potesse tagliare il Lingotto dalla sua geografia. Il libro di Paolo Bricco analizza con numerose testimonianze la vita di questo figlio di immigrati, per cercare di capire quali elementi ne abbiano forgiato il carattere, le ambizioni, le spigolosità. Dalla "good" Toronto, passando per l'esperienza in Svizzera, e, quindi, a Torino, Marchionne ha preso qualcosa da tutti i luoghi attraversati, ma ha sempre mantenuto notevoli differenze rispetto ai capitalisti americani e a quelli italiani. Senza le stimmate del self made man, né la prosopopea dei rampolli dell'Ivy league, il Teatino si è distinto per la capacità di anticipare gli scenari e puntare obiettivi invisibili agli altri. Memorabile la manovra di farsi pagare due miliardi di dollari da General Motors per toglierla dall'obbligo di comprare la Fiat. Attraverso la figura del manager, Paolo Bricco racconta con sagacia le mille piccole ipocrisie del potere economico e politico in Italia. Le lotte in seno alla Fiat per il potere. E di un uomo che ha dovuto rivoluzionare la prima azienda privata dello Stivale per poterla salvare. Da solo.
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