Meccanica celeste

Maggiani scrive bene, ma questo romanzo non mi ha emozionato, non ha colpito la mia immaginazione, non ha stimolato il mio immaginario. L'ho letto in vacanza, tra la Grecia e Trani, come se fosse un obbligo, un compito. La vicenda narrata, che collega l'attesa di una maternità con la rievocazione di squarci di storia (la storia del "Distretto", territorio montano racchiuso tra gli Appennini e le coste della Versilia, la storia della famiglia del protagonista e la storia "maggiore" della seconda guerra mondiale, di Pascoli, di Orson Welles) mi è parsa trattata in modo formalmente corretto e con una buona tecnica narrativa, ma manca di quell'afflato, di quella intensità che una narrazione di questo tipo meriterebbe. A volte, nel romanzo si respira un'atmosfera un po' artefatta, come se il lavoro di documentazione storica dell'autore avesse soffocato la tensione drammatica di ciò che racconta. Anzi, a ben vedere, l'intensità narrativa latita per gran parte del romanzo e la rievocazione del passato, lungi dall'immergere il lettore nella vicenda, costituisce una barriera e un filtro che rendono la lettura poco agevole e ne diminuiscono in modo sensibile il piacere. Anche la narrazione del presente appare abbastanza scialba e poco coinvolgente, un presepe in cui i personaggi appaiono statici e quasi immobili nella loro caratterizzazione. Meccanica celeste" mi pare un buon esempio della narrativa italiana contemporanea: poco ispirata, provinciale anche quando si misura con eventi epocali, dagli orizzonti limitati e poco trascinante.