Un racconto che non si può che considerare autobiografico, sebbene il protagonista sia un personaggio diverso dall'autore. Anni di reclusioni vissuti dallo stesso Dostoevskij mostrati inizialmente in maniera più distaccata e documentaristica, che poi cominciano ad entrare nel dettaglio della vita da carcerato, con descrizioni di alcuni compagni di pena, delle loro vite e delle loro azioni. Il protagonista non si sente mai parte del gruppo, sebbene alcuni reclusi tentino un rapporto amichevole e la solitudine e il distacco dalla società gli pesano durante tutti i quattro anni di carcere siberiano. Indubbiamente un documento interessante oltre che una finestra sulla vita di quello che sarà l'autore di grandi capolavori e una tra le figure di maggiore rappresentatività della Russia.
Memorie di una casa morta
Il 22 dicembre 1849 Dostoevskij, accusato di far parte di una società segreta sovversiva, stava per essere fucilato per ordine dello zar. All'ultimo momento la pena fu commutata in quattro anni di lavori forzati, da scontare in Siberia. Profondamente segnato nel corpo e nello spirito dalla deportazione, Dostoevskij rievocò gli anni di prigionia nelle Memorie di una casa morta (1861). Specchio artisticamente fedele della sua terribile esperienza e allo stesso tempo originale e potente opera d'arte, le Memorie segnano l'inizio della spietata indagine nelle tenebre dell'anima umana che porterà Dostoevskij, di lì a pochi anni, a scrivere capolavori assoluti come Delitto e castigo e I fratelli Karamazov. Il romanzo è preceduto dall'introduzione di Eridano Bazzarelli.
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Testo in Italiano
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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michela castellano 02 marzo 2017
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Dostoevskij viene condotto in Siberia dopo aver sfiorato la fucilazione. Col plutone d'esecuzione già schierato gli viene detto che ha ricevuto l'amnistia e che non sarà più ucciso ma incarcerato. Il Siberia gli verrà proibito di scrivere e di leggere, meno che la Bibbia. Ecco cos'è questo romanzo dal sostrato autobiografico: esso raccoglie i ricordi di un prigioniero epilettico e tormentato dal freddo inclemente della cella e li traduce in un romanzo di testimonianza, che racconta la sofferenza della prigionia mitigata solo dalle letture sacre e dalle riflessioni sulla libertà.
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DANIELE DE DONNO 22 novembre 2016
L'autore narra in questo libro le proprie memorie del suo periodo di prigionia nel campo di lavoro in Siberia, ma fa in modo da farle sembrare come i ricordi di un personaggio di fantasia che viene descritto all'inizio del romanzo. Il libro quindi ripercorre gli anni emotivamente (e non solo) freddi trascorsi nelle camerate con molti altri personaggi dalla diversa etnia e/o religione, donandoci una testimonianza lucida delle condizioni dei prigionieri russi di metà 800.
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