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Mia suocera beve - Diego De Silva - copertina
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Mia suocera beve - Diego De Silva - copertina
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Descrizione


Vincenzo Malinconico è un avvocato semi disoccupato, semi divorziato, semi felice. Ma soprattutto è un grandioso filosofo autodidatta, uno che mentre vive pensa, si distrae, insegue un'idea da niente facendola lievitare. Al centro del romanzo questa volta c'è un sequestro di persona ripreso in diretta dalle telecamere di un supermercato. Ad averlo studiato ed eseguito è il mite ingegnere informatico che ha progettato il sistema di videosorveglianza. Il sequestrato è un boss della camorra che l'ingegnere considera responsabile della morte accidentale del suo unico figlio. Il piano è d'impressionante efficacia: all'arrivo della televisione, l'ingegnere intende raccontare il suo dramma e processare in diretta il boss. La scena del sequestro diventa così il set di un tragicomico reality, con la folla e le forze dell'ordine che assistono impotenti allo "spettacolo". La sola speranza d'impedire la tragedia è affidata, manco a dirlo, all'avvocato Vincenzo Malinconico, che l'ingegnere incontra casualmente nel supermercato e "nomina" difensore d'ufficio. Malinconico, con la sua proverbiale irresolutezza, il suo naturale senso del ridicolo, la sua insopprimibile tendenza a rimuginare, uscire fuori tema, trovare il comico nel tragico, il suo riepilogare e riscrivere gli eventi recenti della sua vita privata, riuscirà a sabotare il piano dell'ingegnere e forse anche quel gran pasticcio che è la sua vita.
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Dettagli

2015
Tascabile
13 gennaio 2015
338 p., Brossura
9788806224530

Valutazioni e recensioni

Recensioni: 4/5

L’avvocato Malinconico (è un cognome reale del Napoletano) ci racconta di un uomo d’oggi, che non riesce quasi mai a prendere delle decisioni in autonomia, fa in modo che gli eventi decidano per lui. Un uomo che nonostante l’acume e la prontezza di spirito, si accontenta di vivere sempre un po’ nell’ombra, e anche quando ne ha l’occasione non emerge mai del tutto. Impiega piuttosto tutte le sue energie ad elaborare pensieri articolati ed originali. E che è fondamentalmente dominato da tutte le donne che lo circondano, a partire dalla figliastra fino alla ex-suocera. Il tutto senza mai auto-commiserarsi, è semplicemente consapevole di tutti i suoi limiti. Il che ce lo rende istintivamente simpatico. La vicenda che coinvolge l'avvocato Malinconico è surreale e grottesca, ma non priva di spunti per una seria riflessione su giustizia, società, influenza dei mass-media nella nostra vita. Ironico, intelligente, accattivante, semplice e riflessivo al tempo stesso, con un protagonista che cattura al primo istante.

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Recensioni: 3/5

Questo libro è stato acquistato in fretta e furia perché volevo qualcosa di sicuro, un personaggio già conosciuto, che mi facesse compagnia nel mio viaggio verso Boves. Infilato in borsa, durante il viaggio ne avrò lette una decina di pagine, perché a farmi compagnia, invece dell' Avvocato Vincenzo Malinconico, c'era l' (ex) Avvocato Lorenzo Marone. No, non ho riletto per l' ennesima volta i suoi romanzi, c' era proprio lui in carne (poca, per la verità!) e ossa! E insomma, se vi capitasse di viaggiare accanto al vostro scrittore preferito che, per di più, è anche un amico, voi che fareste? Passereste il tempo a leggere? Quindi, il romanzo in questione si è sorbito 500 km di ferrovie, un pernottamento in provincia di Cuneo, per poi tornare nella Stanza Librosa con sole 10 pagine lette! E qui è stato poi letto e... amato? No, sicuramente no. Ma neanche odiato. Diciamo che si assesta tra quei libri che sicuramente non consiglierei ma che non mi fanno neanche storcere il naso! Vincenzo Malinconico è sempre lui, tale e quale al personaggio che De Silva ci presenta nel primo romanzo che lo vede protagonista, Non avevo capito niente. Il calo, in questo caso, lo si ha nella storia. Partiamo da questa suocera che dà il titolo al romanzo e che, le poche volte in cui appare, fa davvero ridere. Poche volte, però... Un personaggio così, a parer mio, andava sfruttato di più, perché, da solo, è in grado di tenere in piedi la storia. Il romanzo in sé rasenta spesso l' introspezione e l' autoanalisi, deficitando però quando si tratta della trama. Malinconico sembra divagare più del solito. Essendo al terzo romanzo di questo autore, ho ben chiaro che questa sia una sua tipica caratteristica: insomma, De Silva è uno da parentesi! Apre e chiude pensieri l' uno dentro l' altro. Questa volte, però, pare esagerare un pochino, tanto che, spesso, mi sono ritrovata a dover leggere a ritroso per riallacciare quel filo che Malinconico tirava via! Altra sensazione che ho provato è quella che questo libro sia quasi una furbata per portare avanti il personaggio di Vincenzo e traghettarci verso la conclusione di una storia che arriverà con il terzo capitolo. Insomma, un po' furbo un po' opera commerciale, ma sicuramente con spunti divertenti che qualche sorriso riescono a strapparlo

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Recensioni: 4/5

Nuove avventure e disavventure dell'avvocato di (in)successo Vincenzo Malinconico. Attorno alla storia principale il protagonista inserisce una serie di riflessioni ed aneddoti spesso divertenti , soprattutto quando mette per iscritto il proprio pensiero senza freni accanto alle parole. I temi di contorno non sono molto diversi dai piccoli grandi problemi che ognuno di noi affronta quotidianamente (il lavoro, l'amore, la famiglia, il senso della giustizia) , tutti affrontati con una certa ironia e quel pizzico di impulsività tipiche dell'avvocato Malinconico . In qualche pagina il personaggio creato da De Silva filosofeggia un pò troppo , credo però che l'argomento principale :un padre disperato per la morte assurda del figlio vittima della camorra ma sospettato di essere ad essa colluso per una seria di fatalità, che cerca di riabilitare la memoria del ragazzo, avrebbe meritato meno superficialità perchè rischia di diventare una tragica macchietta. La ruspante e rumorosa ironia di Malinconico non risparmia neanche il potente mezzo della televisione con tutti i suoi limiti e le sue falsità impersonate nella esilarante figura di Mary Stracqualorso. De Silva si prende il rischio di tutti quelli che creano personaggi estremamente ironici , quando questi capitano nelle tragedie e le affrontano alla loro maniera , ti sembra che il loro modo di essere sia un pò fuori posto quasi che noi, un pò da ipocriti magari, pensiamo che non versino abbastanza lacrime, come se il loro senso di distacco dal dolore degli altri non sia quello che spesso "pratichiamo " egoisticamente anche noi .

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