Leggendo questo libro ho avuto l'impressione che fosse un libro di guerra a vari livelli: le lotte sanguinarie nel Kashmir, le torture della polizia, le persone che cercano i cari scomparsi, ma anche le lotte interiori di un gruppetto di personaggi scelti fra gli emarginati che, purtroppo, non hanno lo spazio che secondo me avrebbero meritato. A volte è un po' faticoso seguire la trama, perché molti dei personaggi vengono abbandonati per metà del libro, però la lettura è piacevole.
Il ministero della suprema felicità
Finalista del Man Booker Prize 2017
«Arundhati Roy crea un mondo in cui i personaggi varcano confini di etnia, religione e genere per trovare, davvero, quella suprema felicità di cui parla il titolo del romanzo.» - Kirkus Reviews
«Due decenni dopo il celebrato Dio delle piccole cose, il secondo romanzo di Arundhati Roy, ambizioso e originale, fonde brutalità e tenerezza, risonanza mitica e materia da prima pagina di giornale.» - Publishers Weekly
«Bellissimo romanzo. La potenza della narrativa, la grande scrittura vera. Se avete letto Il Dio delle piccole cose, questo a me è piaciuto anche di più.» - Jovanotti su Instagram
«Siamo solo a metà del 2017, ma so per certo che Il ministero della suprema felicità sarà il mio libro dell’anno, e degli anni a venire.» - Catherine Dunne per Vanity Fair
Il ministero della suprema felicità ci accompagna in un lungo viaggio nel vasto mondo dell’India: dagli angusti quartieri della vecchia Delhi agli scintillanti centri commerciali della nuova metropoli, fino alle valli e alle cime innevate del Kashmir dove la guerra è pace, la pace è guerra e occasionalmente viene dichiarato lo «stato di normalità».
Anjum, nuova incarnazione di Aftab, srotola un consunto tappeto persiano nel cimitero cittadino che ha eletto a propria dimora. Dopo di che incontriamo l’incorreggibile Saddam Hussain, l’inquieta Tilo e i tre uomini che l’hanno amata: tra loro Musa, il cui destino è indissolubilmente intrecciato al suo, con la stessa forza con la quale le loro mani si stringono fin da quando erano ragazzi. Il padrone di casa di Tilo, un altro dei suoi innamorati, è adesso un agente dei servizi segreti di stanza a Kabul. E accanto a loro le due Miss Jebeen: la prima nata a Srinagar e sepolta, a soli quattro anni, nell’affollato Cimitero dei Martiri della città kashmira; la seconda apparsa a mezzanotte, in una culla di rifiuti, su un marciapiede di New Delhi. Dolente storia d’amore e insieme vibrante protesta, Il ministero della suprema felicità si snoda tra sussurri e grida, tra lacrime e qualche risata. I suoi eroi, spezzati dalla realtà in cui vivono, si salvano grazie a una cura fatta di gesti d’amore e di speranza. Ed è per questa ragione che, malgrado la loro fragilità, non si arrendono. Questa storia profondamente umana reinventa ciò che un romanzo può fare e può essere, e riafferma ad ogni pagina le doti narrative di Arundhati Roy.
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Edizione:5
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Laura Cardani 12 aprile 2018
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Sara Marcenaro 19 gennaio 2018
Approdo a questo libro, come penso la maggior parte dei lettori, reduce dal magnifico Dio delle Piccole Cose. L'errore che commetto forse è proprio questo, l'aspettarmi qualcosa di simile, come se l'autrice non fosse altro che quel libro. Sin dalle prime pagine rimango colpita dallo stile essenziale, tanto diverso da quello cui ero abituata. Le espressioni incredibilmente poetiche, i paragoni eleganti, perfetti, vengono parzialmente accantonati per descrizioni più taglienti, più spicce. Nonostante il mio nostalgico attaccamento al libro precedente, proseguo nella lettura. Non senza un po' di fatica, lo ammetto: la trama fatica a coinvolgermi, dimentico i nomi dei personaggi, sono poco catturata dalle loro storie. Finalmente, a due mesi dall'inizio, arrivo alle ultime pagine. Che dire, mi sarei aspettata di più. A mio parere, le trame sono due, e non si intrecciano con disinvoltura: come se il libro fosse diviso a metà (effettivamente è così: l'autrice dedica circa duecento pagine ad ognuna, senza farle quasi mai toccare), e soltanto al termine le due anime del romanzo si riunissero in un finale che "accontenta". A mio parere, tutti i personaggi sono ugualmente interessanti, e avrebbero meritato una attenzione in più: meglio ridurne il numero, e ampliare le loro descrizioni. D'altra parte, il problema maggiore sta nella presenza di queste due storie tanto diverse: la prima dolce, romantica, sentimentale; la seconda misteriosa, pesante, politicamente impegnata. Entrambe storie bellissime, degne di essere raccontare, ma in romanzi diversi. Oppure, il che avrebbe rappresentato una ulteriore via per il riscatto della trama, l'autrice avrebbe potuto provvedere a raccontarle alternatamente, venti pagine l'una e venti l'altra, contribuendo ad unificare ciò che - per motivi diversissimi - fatica a rimanere coeso.
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Semplicemente meraviglioso!!!