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E' sempre un piacere leggere Marco Malvaldi, anche se non tratta dei suoi vecchietti del Barlume. Qui si cimenta addirittura con messer Leonardo, a Milano, nel periodo in cui fu ospite in città di Ludovico il Moro. E qui si dipana un giallo; viene trovato morto un pittore (poi si scopre che si trattava principalmente di un falsario) proprio nel cortile del castello. Sembra una morte naturale, si teme la peste, ma Leonardo, che è riuscito a sezionare il cadavere, scopre che è morto di asfissia. Poco dopo si scopre che il morto aveva falsificato alcune lettere di credito del Banco Mediceo di Firenze, per importi molto rilevanti. E, quando viene ucciso un noto mercante di lane, Leonardo è convinto di saper la verità. Aiuta Ludovico il Moro a trovare il colpevole; si tratta del generale dei francescani a Milano, che, convinto che il denaro è opera del demonio, ha convinto il pittore -allievo a suo tempo di Leonardo- a falsificare alcune lettere di credito, per far fallire la banca e quindi esporre il Ducato di Milano a una grande rivoluzione. Per fortuna di Ludovico, Leonardo -che nel frattempo non riesce a concludere il monumentale cavallo che doveva scolpire per ricordare il padre di Ludovico- aiuta il Duca a sconfiggere la congiura. Molti sono i personaggi che si avvicendano nelle pagine di Malvaldi molti veramente esistiti.
Ho apprezzato il romanzo a sfondo storico, anche se ho incontrato qualche difficoltà a seguire la storia a causa dei numerosi personaggi. La narrazione coinvolge anche perché i protagonisti appaiono vicini a noi, persone con pregi e difetti e soprattutto spontanei nei comportamenti e negli atteggiamenti. Non trovo il romanzo scurrile. Mi sono piaciuti gli interventi dell'autore a tratti ironici. Il migliore romanzo di Malvaldi che ho letto finora resta comunque Odore di chiuso.
La figura di Leonardo da Vinci è così ricca di fascino da dare per scontati, nel caso lo si volesse rendere protagonista di una ricostruzione romanzata da sottoporre agli appassionati di narrativa, interesse e curiosità dal coinvolgimento pressoché illimitato. Come considerare Leonardo, in campo editoriale, tal quale una specie di gallina dalle uova d’oro. E l’autore, principalmente un giallista, s’impegna con morigerata efficacia a dare il massimo di sé stesso in questo genere di prova, ancora una volta certificando l’abilità degli autori italiani che, della ricostruzione storica, sanno offrire il massimo di una più che credibile ambientazione; e dove pure, oltre al rigore dettato dalle conoscenze del mondo antico, ben riescono ad avvincere il lettore. Un libro pieno di forzature ma lieve, disimpegnato, appena sottile e decisamente facile a leggersi. C. Matar
Recensioni
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Il talento coglie un bersaglio che nessuno riesce a colpire.
Il genio coglie un bersaglio che nessuno riesce a vedere. [Arthur Schopenhauer]
Partiamo da un fatto: Marco Malvaldi è un genio! Seriamente: leggetevi la biografia, due notizie, le interviste e poi ditemi se non ho ragione; in ultimo leggetevi il romanzo La misura dell’uomo e vi convincerete che il Professor Malvaldi, in quanto genio, ha pieno titolo per scrivere di un genio, cioè di una delle più brillanti personalità della storia dell’umanità: Leonardo da Vinci.
Questo personaggio universalmente riconosciuto come un gigante, esce dalla sua penna con tratti umanissimi: eclettico, duttile, curioso sperimentatore in tutti i campi dell’allora scibile umano, inoltre si presta a meraviglia al gioco dell’autore, che gli fa indossare in questo caso anche i panni dell’investigatore. Colui che era il massimo esperto nel saper traslare le scienze speculative in scienze applicative e nel trasformare empirismo in tecnologia quotidiana, in questo romanzo, oltre a risolvere un misterioso caso riguardante un sospetto omicidio e complicati a intrighi finanziari, ci accompagna in un viaggio di scoperta per capire e riconoscere – ora come allora – quale sia la “misura” dell’uomo, intesa come valore assoluto, anche comparata all’eterno e a Dio.
Altro bellissimo personaggio è Ludovico il Moro, figura potente e vincente, bel mix di intelligenza politica e sapienza finanziaria. Figura grande non solo nella stazza fisica, un metro e novanta di autorevolezza, ma anche per l’imponenza del ruolo storico e le cui riflessioni sono ancora estremamente attuali. Non nego di aver pensato che personalità di tale calibro (con tutti i suoi umanissimi pregi e difetti) latitino dalla scena politica odierna e ce ne facciano rimpiangere lo spessore.
Dunque un romanzo, questo, che non ha la pretesa di definirsi storico per stessa ammissione dell’autore, pur dipingendo con grande puntualità un bellissimo affresco su questo periodo storico così affascinante, il Rinascimento, sul quale non se ne sa mai abbastanza. La lingua, i modi, i costumi, sono una ricchezza che impreziosisce l’opera senza appesantirla perché sapientemente dosata dall’ironia (si sorride sovente, come è tipico di Malvaldi) e dall’indiscussa maestria dell’autore che, si capisce leggendo, deve essersi divertito tantissimo nel documentarsi nell’infinita materia di studio che offre il volersi cimentare con la figura leonardesca.
Quindi oltre alla trama intrigante e di tutt’altro che facile soluzione, ai colpi di scena immancabili e alla complessità dei personaggi, la lettura de “La misura dell’uomo“ è godibile anche per il valore aggiunto apportato dalle riflessioni filosofiche. Dalle parole di Leonardo in persona impariamo semplici ma preziose lezioni: nessuna cosa o creatura è senza errore e che apprendere l’arte dell’imparare prevede prendere dimestichezza con gli errori, per non ripeterli e crescere in sapienza, e che l’uomo se misurato, cioè messo a confronto, con se stesso, con la natura e con la storia è, e sarà sempre, il progetto più interessate e costruttivo al quale applicarsi.
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