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Anno edizione: 2018
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Forse avevo aspettative troppo alte per questo libricino considerato uno dei manifesti del femminismo. Non fraintendetemi, è stata una piacevole lettura (scorrevolissima, tanto da finirlo in un solo giorno), ma non sconvolgente o particolarmente "forte". Di questa lettura mi restano, più che altro, vari spunti di riflessione, uno tra tutti: l'importanza della consapevolezza di sé. Lettura da fare, ma non memorabile.
(VA.GI.NA.) Un po' come Nabokov e il suo famosissimo incipit: "LO.LI.TA." - perché è questa l'impressione che si ha dopo aver letto le varie prefazioni che precedono i monologhi. Si tratta di un inno appassionato alla sessualità femminile, fondato sulla riscoperta di quanto per secoli non è stato minimamente nominato/bellamente ignorato o indicato con ridicoli vezzeggiativi. Perché dire "pene" va bene, mentre VAGINA sembra ancora così politicamente scorretto/imbarazzante/sbagliato? La battaglia della Esler parte proprio da questo quesito. Passando al contenuto del libro vero e proprio, i monologhi teoricamente "comici" o più leggeri sono quelli che mi hanno colpito di meno, probabilmente anche per merito di una traduzione non proprio esemplare. Rendere i modi di dire, cercando di mantenere il loro senso originale è molto complicato, quindi in un certo senso, o si legge la versione originale o ci si "accontenta". Il discorso relativo ai monologhi seri invece è totalmente diverso. Alcuni sono strazianti, come quello dedicato alle donne di conforto (l'atteggiamento del governo giapponese nei loro confronti è assolutamente vergognoso). Nota finale: le succitate prefazioni sono la fiera dell'auto-celebrazione, approccio che mi fa storcere il naso, perché non è così che agirei io - gridando a destra e a manca "quanto brave" si è. Tuttavia, va riconosciuto sicuramente il lavoro egregio che l'associazione fondata dalla Esler sta portando avanti in difesa e a tutela delle donne. In tutto il mondo.
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