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Anno edizione: 2016
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Oltre a rappresentare l’album del ritorno dei Radiohead, A Moon Shaped Pool, riannoda i fili col passato. Ci sono agganci con la trascendenza di “Amnesiac”, la grazia negli arrangiamenti di “In Rainbows”, il vuoto interiore di “The King of Limbs”. In questo album però l’elettronica non è più padrona assoluta ma è al servizio dell’opera per esaltare i contenuti musicali.
il nuovo album dei Radiohead è bellissimo. E nonostante molte canzoni non siano frutto di recente lavoro e siano già state eseguite dal vivo nell’arco della loro carriera (quattro, per l’esattezza, e di Burn The Witch si sa che il testo risale al 2005), resta un disco molto ispirato. è una recensione a caldo. L’ho ascoltato una quindicina di volte, ma so che svelerà il suo vero volto solo nel tempo, la centesima volta che schiaccerò play.
Se In Rainbows era la distillazione nella forma-canzone dei loro anni più sperimentali, A Moon Shaped Pool è accessibile e levigato ma sembra fluttuare in una zona senza tempo né spazio, in una confortevole malinconia. E infatti abbondano gli archi e le orchestrazioni, che un gusto ed una sapienza tecnica di altissimo livello permettono di mischiarsi armoniosamente con un'elettronica soffusa, senza spigoli; un neoclassicismo che si sposa a inaspettate aperture folk-rock. Forse più Johnny Greenwood che Thom Yorke, e non è un male.
Recensioni
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