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La prosa è scorrevole e senza intralcio. Le storie assecondano la narrazione; la loro semplicità non fanno pesare l’essere un'opera prima. Il linguaggio, comprensibile e chiaro, fà in modo che il testo scorra gradevolmente lasciando intendere la napoletanità dei protagonisti attraverso l'intonazione e non la trasposizione del linguaggio. L’intuizione della sceneggiatura è possibile anche a chi napoletano non è. Una Napoli che si manifesta anche a chi a Napoli non è mai stato. La non completa padronanza sull'uso dell'artifizio letterario si fà sentire in particolare allorchè ci si trova, a sorpresa, dinanzi ad espressioni crude e violente senza che se ne senta il bisogno. Espressioni e termini che stonano tenendo conto del contesto. Sembrano appiccicate a forza piuttosto che inserite con naturalezza. Fortuna che sono poche. Annoia molto il ritmo. Seppur di poche pagine, meno di cento, il libro non lo si può leggere se non a tappe; prendendo aria, respiro; inervallando con qualcosa di più ritmato. Sembra di stare ad ascoltare una cantilena; si ha, al quarto racconto, l'impressione che a raccontare sia sempre la stessa protagonista. Occorreva un cambio radicale della voce narrante. Il rischio di rimandare il completamento della lettura ad un altro momento potrebbe non far riprendere più in mano il libro. Mi è successo. Dopo l'interruzione non si prova nessuno stimolo alla ripresa. Non si sente il bisogno di completare. Il voto dato è di stima. Se la ragazza continuerà ad esercitarsi nello scrivere, magari evitando nel frattempo di pubblicare o di pubblicare con il suo vero nome, potrebbe migliorare. Manca l’esercizio.
Recensioni
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