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Dovessi aprire a caso una pagina del libro, senza saperne l'autore, riconsocerei subito la penna della Mazzantini: ricorre molto al mologo interiore, con frasi brevi, a volte volutamente senza rispettare la classica regola "soggetto-verbo-complemento, linguaggio molto crudo e diretto. Al centro della storia, molto triste, è una altrettanto triste ex coppia che si trova in un ristorante per parlare dell'affidamento dei figli. Una coppia che un tempo si era amata tanto e che ora lascia posto solo al disprezzo.
Margaret Mazzantini lascia sempre senza fiato. Una scrittura che si adatta, si piega alla storia per renderla ancora più vera di quanto possa sembrare. Frasi cortissime, quasi scritte con un linguaggio più proprio a un social che a un romanzo. Ma coglie nel segno, lasciandoci attoniti davanti alla violenza triviale delle parole che inutilmente tentano di colmare il vuoto delle esistenze dei protagonisti, ormai privi d'amore dopo che hanno soffocato le proprie passioni per inseguire i miti vacui del nostro tempo.
con grande fatica ho finito di leggere questo libro adatto ad un psicopatico tanto e' angustiante, deprimente, allucinante, irreale e triviale. Questo e' il terzo libro della Sig.ra Mazzantini che leggo ed il mio gradimento e'sceso a ogni libro. Per quanto possa valere, questo sara' certamente l'ultimo.
Recensioni
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«Stasera lo sa. Le persone dovrebbero lasciarsi prima di arrivare a quel punto. Dove sono arrivati loro. Perché poi ti resta addosso troppo male.»
Scava nella coppia Margaret Mazzantini in questo nuovo romanzo. Scava brutalmente nel rapporto di una coppia che non vuole più essere tale, che dopo un grande amore vive una grande separazione. Una scrittura forte e intensa, come è nelle corde dell’autrice di Venuto al mondo e Non ti muovere, che scaraventa in faccia al lettore sentimenti squartati, corpi disuniti, volti stanchi, anime distrutte. Sono quelle di Delia e Gaetano, i due protagonisti ancora giovani, puri e rabbiosi, pronti a duellare sul ring dell’amore perduto, - «due ragazzi, si direbbe a vederli passare nei vetri di una macchina parcheggiata» -, da poco tempo divenuti genitori.
Chi si è separato lo sa, chi non l’ha fatto può immaginarlo. Può immaginare quanto sia doloroso, faticoso, a volte esaltante e in altri momenti terribilmente deprimente la separazione. Specie se non avviene da un momento all’altro, specie se è frutto di giorni, mesi, anni di logoramento, di disfacimento, di emotività negativa che volge al peggio. Specie se i sentimenti che restano sono incerti e se il legame mantiene una sua forza, anche incomprensibile, ma pericolosa: «è facile distrarsi, non sapere più a che punto della vita sono».
Proteggere i figli - «non voglio che somiglino a noi... voglio che siano migliori... ma ho paura che finiranno per assomigliarci» - cercare un equilibrio che permetta a tutti di vivere serenamente. Non è facile, ci saranno altre donne e altri uomini, ma non è facile. Si parlerà di soldi, mantenimento, affido, case, mobili, ma tangenzialmente rispetto ai sentimenti che restano, in modo a volte straziante, al centro della scena. Nessuno si salva da solo, appunto, nemmeno Delia e Gaetano.
Questa storia di un amore accartocciato potrebbe essere una commedia dark all’italiana, adatta alla trasposizione cinematografica. È già successo con il romanzo Non ti muovere e non è casuale: la scrittura della Mazzantini - hanno scritto i critici - «tira la lingua via dalle parole verso un altro genere di comunicazione». Anche in queste pagine la lingua del romanzo è brusca, a tratti brutale, vuole assomigliare il più possibile alla vita vera: le frasi spesso sono tagliate, i dialoghi lasciati a metà, in certi passaggi cala un velo di freddezza, in altri trasuda la rabbia.
L’autrice, in una recente intervista, ha dichiarato: «Dopo l’epopea straziante sulla guerra a Sarajevo, volevo scrivere una storia minimale: due trentenni, una cena storta malgrado il buon vino, il corpo morto del loro amore sul tavolo. L’infelicità coniugale». E come sempre, ci è riuscita al meglio.
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