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Consueta lettura rilassante e rassicurante che descrive un mondo in cui "va tutto bene". I "reati" nel piccolo paese di Bellano fanno sorridere. In questo caso, si tratta un tema delicato che, nel Ventennio, era pressoché tabù. E Maccadò dimostra una notevole modernità di pensiero. L'abilità di Vitali risiede nella sua capacità di portarti per mano nella vita dei suoi personaggi.
Si tratta del terzo libro che leggo di Vitali. Questo decisamente al di sotto delle aspettative. Trame sempre che si intrecciano tra loro, imperniate in una località sul lago di Como, con personaggi al limite del grottesco, sempre descritti in maniera impeccabile e spesso satirica. Un susseguirsi di voci di paese spesso come capita in contrasto tra loro, con un’insieme di personaggi dai nomi originali, quasi sempre strampalati come Cespite, Desolina, Destinata, Ferlino, Ingilde, Quirico, Simmietta, Velata, Veranda. Vicende marginali che però l’autore riesce a farle diventare dei casi eclatanti coinvolgendo gran parte della popolazione. Al centro sempre il maresciallo Maccadò che si muove con diligente maestria al fine da risparmiarci un’ennesima ridda di popolari conosciutissimi detti sull’Arma che rappresenta. Questa volta la ricercata ottima forma espressiva dell’autore non riesce a far decollare un’insieme di vicende banali, consegnandoci un libro mediocre.
“Cavallo vincente non si cambia” e Andrea Vitali ha fatto proprio questo motto, perché in tutti i suoi romanzi segue uno schema prefissato e ben collaudato. Infatti scrive due storie agli inizi apparentemente senza nulla in comune, poi le vicende procedono parallele, cominciando ad avvicinarsi all’incirca da metta dell’opera per convergere su un’unica linea nelle ultime pagine. E così è anche questo il caso di Nome d’arte Doris Brilli che inizia quasi in sordina con la bellanese Desolina Berilli fermata a Milano a Porta Ticinese in seguito a una lite in pubblico con un giornalista del Popolo d’Italia, il giornale diretto dal fratello del Duce. E’ inutile dire che, ragioni a parte, il pericolo di un intervento del potente Arnaldo Mussolini fa decidere la polizia di rimandare a Bellano la signorina, appassionata di teatro e di operette, con buone doti canore e di recitazione, tanto che si esibisce al momento in spettacolini di quart’ordine con il nome d’arte di Doris Brilli. Contemporaneamente, al paese natale troviamo il vicedirettore del cotonificio, perito industriale Delmerio Passanò, tirchio come uno scozzese, alle prese con i tentativi di maritare con un buon partito la figlia Giannetta. In mezzo, o meglio ancora vicenda nelle vicende, abbiamo il maresciallo Maccadò, di fresca nomina e di altrettanto fresco matrimonio, uomo dotato di intelligenza, a differenza dei carabinieri delle barzellette, e anche non privo di umanità, quasi una garanzia per il buon esito del romanzo. Prende corpo così una commedia degli equivoci, che vedrà coinvolti anche altri personaggi, invenzioni fortunate dell’autore, che fra una tabacchiera che scompare per poi riapparire, il pericolo, che si rivelerà infondato, che uno dei protagonisti sia affetto da tubercolosi, pranzi con intenti matrimoniali e tutta una serie di situazioni comiche arriverà veloce alla fine con la scoperta di quello che ancor più all’epoca si sarebbe potuto definire un grosso scandalo. Lettura sempre gradevole.
Recensioni
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Gli amanti di Andrea Vitali, che sono tantissimi e sono stati viziati in questi anni con una vasta produzione di ambientazione lacustre, sanno benissimo chi è il maresciallo Ernesto Maccadò. È uno dei personaggi che hanno animato le storie più riuscite dello scrittore bellanese: La signorina Tecla Manzi, Olive comprese, La mamma del sole, Galeotto fu il collier, Quattro sberle benedette, Le belle Cece, A cantare fu il cane. Fermo restando il lago di Como, Andrea Vitali ama fare incursioni avanti e indietro nel tempo, ambientando le sue storie a volte durante il Ventennio, a volte nel Dopoguerra, fino a lambire gli anni Settanta. Il maresciallo Maccadò appare e scompare all’interno dei romanzi, a volte giovane, altre volte più anziano, come un buon ingrediente della cucina tradizionale, immancabile nell’arrosto ma talvolta quasi invisibile.
Chi può dire di conoscere davvero la storia del maresciallo Maccadò? Nessuno fino ad oggi, cioè fino a quando Andrea Vitali, capitolando di fronte alle insistenti richieste dei lettori, non decide di inaugurare una nuova serie poliziesca a lui dedicata. Il primo episodio della serie è questo Nome d’arte Doris Brilli, ambientato nel 1928, in piena epoca fascista.
Il maresciallo, insieme alla sua giovane e solare moglie Maristella, è giunto a Bellano da appena qualche mese, direttamente dall’entroterra calabro. A soffrire il clima umido e l’assenza di sole è soprattutto la giovane moglie, che pare abbia perso il suo proverbiale sorriso. È per questo che il maresciallo ci appare subito svagato, malinconico, distratto, con lo sguardo sempre rivolto alle nuvole in arrivo e la mente altrove… Ma altrove dove?
Proprio adesso che dovrebbe essere lucido e presente, per cogliere tutte le piccole sfumature di un discorso che l’appuntato Misfatti sta provando a riferirgli ma che lui - forse fatalmente - non coglie. Si tratta di una segnalazione arrivata da Milano il giorno prima: i colleghi carabinieri della stazione di Porta Ticinese hanno fermato una bella ragazza, di professione cantante e ballerina, nome d’arte Doris Brilli. La Brilli, nata Desolina Berilli, è in realtà una cittadina Bellanese che, trovata in strada in atteggiamenti ambigui, sta per essere rispedita a Bellano a casa dei suoi genitori.
Le ragioni della fuga, del rinvenimento e anche del rimpatrio della giovinetta sono misteriose. I fatti e i pettegolezzi come sempre in questi casi si confondono e si mescolano, rimbalzano da una finestra all’altra del paese, sospinti dalle voci del popolo e dal sospetto che minaccia quasi tutti. Apparentemente colui che comprende meno i dettagli della vicenda è proprio il maresciallo Maccadò. Ma sarà proprio così o dobbiamo aspettarci delle sorprese da questo personaggio?
Con una sferzata di vitalità tutta nuova, Andrea Vitali torna a raccontare la sua Bellano abbandonando in qualche modo la sua carta vincente, il racconto corale, per concentrarsi maggiormente su un personaggio. Una piccola rivoluzione che si farà apprezzare da chi ha amato leggere le sue storie, ma anche da chi sperava di poter approfondire le vicende di quei personaggi che, negli anni, hanno macchiato di colore la riva orientale del lago di Como.
Recensione di Annalisa Veraldi
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