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Una satira feroce e spietata di Nixon, dei suoi collaboratori e della sua politica. Scritto nel 1971, un anno prima dello scandalo Watergate e tre anni prima delle dimissioni di Nixon, è stato definito “un romanzo profetico”. Una lunga serie di dialoghi e monologhi in cui Nixon, da quacchero fervente e intransigente, da un lato si erge a strenuo baluardo contro l’aborto e per i diritti dei “non nati”, mentre, dall'altro, si disinteressa dello sterminio di interi villaggi di donne, vecchi e bambini in Vietnam, si prepara a bombardare la Danimarca, accusata di essere uno stato “pornografico” e fa disperdere nel sangue una dimostrazione di boy scout rei di averlo “diffamato”. Ipocrisia, cinismo, doppiezza e opportunismo di politici capaci di dire tutto e il contrario di tutto, di ribaltare qualsiasi discorso e/o situazione a loro favore, lasciando comunque intendere di essere pronti a qualunque sacrificio nel supremo interesse della popolazione. Quanto mai attuale.
E' una feroce satira politica contro il presidente Nixon e il suo entourage. Nixon-Dixon è " un moralista ipocrita, un opportunista senza legge, uno spudorato bugiardo e un vero e proprio dittatore in pectore". In realtà è una satira che si può estendere a quei politici di oggi, che al pari di Tricky Dixon, manipolano l'opinione pubblica per conservare il loro potere, per i quali la verità non deve essere mai detta, che dicono il contrario di ciò che pensano, che si riempiono la bocca di parole come Costituzione, Trasparenza, Giustizia, Verità... per poi fregarsene appena girano l'angolo, che parlano a vuoto: " bla, bla, bla...", o usano un linguaggio incomprensibile, come il vicepresidente di Dixon: " Non può esserci un paese senza presidente, così come non può esserci un chicchiricco senza predipizio, o implumità senza predenzione preprerogatoria". La sete di potere è tale che quando Dixon finisce all'inferno, dove la menzogna è virtù, imbastisce una campagna elettorale, tra i dannati, per essere eletto Primo Diavolo. Libro tuttora attualissimo, ma si sa che la grande letteratura non scade mai.
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