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Nel 2022 il governo degli Stati Uniti è riuscito ad arginare il dilagare della violenza grazie alla “notte del giudizio”, un evento che legalizza per dodici ore ogni crimine senza che i colpevoli debbano temere conseguenze penali o interventi da parte di mezzi di soccorso o forze dell’ordine. Questa folle soluzione è riuscita ad azzerare quasi del tutto il crimine nei restanti giorni dell’anno ma al prezzo di una vera caccia all’uomo dal quale rimangono escluse le persone più facoltose perché in grado d’isolarsi nelle loro ville. Questo primo episodio della “notte del linciaggio pubblico”, successivamente declinata in quattro film e ora diventata anche una serie TV, rappresenta nella mente del suo ideatore, lo sceneggiatore e regista James DeMonaco, una sorta di catarsi da tutti i mali della nazione. In un’America che si proietta nella sua deriva più violenta, e forse non troppo distante dall’attualità, l’unica soluzione pensata dai nuovi padri fondatori, come sono definiti i membri del governo, è una notte di liceità per tutto quel che viene reputato un reato nel resto dell’anno. Ogni crimine rimarrà impunito e le vittime saranno necessaria per permettere ai sopravvissuti di vivere serenamente fino alla notte del giudizio successiva. Ethan Hawke si cala nella parte del protagonista; un venditore di sistemi di sicurezza arricchitosi grazie alla deriva catartica degli ultimi anni. Un uomo che come ogni anno blinda la sua villa con i medesimi mezzi che rivende a famiglie facoltose come la sua, in una differenza di classe capace di salvare i ricchi a discapito dei più poveri. Un’ interpretazione che è la perfetta sintesi di ansia, di pathos e solamente alla fine di una presa di coscienza forse tardiva. Tre stati che una volta mischiati hanno permesso al protagonista de “L’attimo Fuggente” di candidarsi agli MTV awards del 2014. DeMonaco scrive e dirige con maestria, trasformando il film in una riedizione in chiave moderna dei classici del cinema horror, ma al tempo stesso creando un limite evidente in una pellicola che è inizialmente guidata da un’idea molto interessante ma sviluppata in maniera insufficiente. Un film capace di lanciare una serie di osservazioni sulla necessità del popolo di sfogare la propria sete di violenza concentrandola in appena dodici ore, e che avrebbe dovuto essere approfondita maggiormente e non certo abbandonata.
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