Nove vite - William Dalrymple - copertina
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Letteratura: Gran Bretagna
Nove vite
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Descrizione


Che cosa significa essere un asceta indù o una prostituta sacra, un mistico sufi o un tantrista necromante nell'India dei computer e dei centri commerciali? Nove vicende e nove: come il monaco buddhista che imbraccia le armi per difendere il Tibet dall'invasione cinese, salvo trascorrere il resto dell'esistenza stampando bandiere di preghiera per espiare le violenze commesse; la guardia carceraria del Kerala che ogni anno abbandona per due mesi la sua prigione e diventa un danzatore di theyyam, ospitando nel proprio corpo una divinità e diventando così oggetto di venerazione; la monaca jaina che accudisce impassibile l'amica mentre questa si lascia morire ritualmente di inedia, per poi scoprire di non poter vivere senza di lei, e decidere quindi di seguirla sulla medesima via. Nove vite sospese tra fragilità umana e convinzioni incrollabili, che Dalrymple racconta nell'unico modo possibile, o forse solo nel più efficace: calandosi al loro interno fino ad ascoltarne - e restituirne - la voce inconfondibile.

Dettagli

22 giugno 2011
366 p., Brossura
9788845926013

Valutazioni e recensioni

  • LUISA CHIDDO

    Ho letto questo libro durante un mio viaggio in India ed ora non smetto mai di regalarlo ogni volta che sento qualcuno andare o tornare da quel magico paese. Incredibile la prospettiva di questi personaggi, che paiono collocati fuori dal tempo, ma che rimangono attuali, ancora oggi, nella società indiana. Spiritualità, misticismo, degrado, ignoranza, follia: tutto condensato in queste pagine preziose, testimonianza inestimabile di realtà incredibili, straordinarie. Il lettore perplesso non potrà che piegarsi di fronte alla realtà più cruda. La religione, in ogni personaggio, è guida e carnefice. E' questa la vera India. E con Dalrympile la sensazione di pena o il vago scetticismo, lasciano spazio ad una piena, cinica, consapevolezza.

  • ALFREDO STOPPA

    Letto durante l'ultimo viaggio nell'India del sud, mi ha profondamente emozionato e coinvolto. William Dalrymple ha detto che «le religioni indiane sono un argomento complessivamente molto mal rappresentato dagli scrittori occidentali. E questo perché o hanno condannato l' induismo giudicandolo attraverso un parametro cristiano, oppure dagli anni 60 in poi sono venuti in India a confrontare la loro disillusione nei confronti del cristianesimo con un induismo irreale e mitizzato». E in effetti in queste nove vite riesce a farci sentire la viva voce di uomini e donne normali e straordinari al tempo stesso, consentendoci uno sguardo più profondo sugli sguardi e sui gesti che scorgiamo in templi meravigliosi e vivissimi. Tra le nove storie (tutte bellissime e sconvolgenti), mi sono rimaste nel cuore quelle di Prassannamati Mataji, monaca jaina che accudisce l’amica mentre questa si lascia morire ritualmente di inedia per poi scoprire di non poter vivere senza di lei, e decide quindi di seguirla nella stessa scelta e di Hari Das, un intoccabile, che lavora come scavatore di pozzi e secondino carcerario, ma per tre mesi all’anno è un danzatore sacro nel rituale del theyyam e diventa dio.

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