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Jonathan Coe si conferma uno dei più brillanti narratori contemporanei. Maneggia con sapienza registri diversi e li distribuisce bene lungo la narrazione. Anche questa sua opera non riuscitissima rimane una spanna abbondante sopra altri libri più celebrati e più premiati. Questo libro si riallaccia esplicitamente al bellissimo “La famiglia Winshaw” ma non ha la stessa ferocia dissacrante. Rimane tuttavia una lettura gradevolissima. Fenomenale la parte dedicata ai reality show, che con amara ironia sbeffeggia questa tragica deriva contemporanea.
Vicende che si susseguono, incompiute e apparentemente sconnesse ma in realtà concatenate da personaggi che si rincorrono, formano il quadro di un’Inghilterra colpita dalla crisi e da una perversa austerità che vede crescere le disuguaglianze geografiche e sociali: da un lato gli impoveriti delle zone centrosettentrionali costretti a umiliarsi ricorrendo ai banchi alimentari da una lato o a mortificanti esposizioni mediatiche; dall’altra i facoltosi, i cui arricchimenti non sempre sono leciti, che fanno dell’opulenza la loro ragione di vita, concentrati nei quartieri ricchi di Londra e attorniati da figure di contorno che vivono di rapacità e di parassitismo finanziario e culturale. E tutte le storie troveranno via via il loro compimento, in un cerchio che si chiude nella riscoperta della dimensione infantile della protagonista principale. Una critica – a volte sottile, altre esplicita – alle ingiustizie sempre più marcate della società britannica, un libro in cui il lettore alternerà leggerezza e inquietudine, assieme a tutto ciò che la prosa fluida di Coe gli saprà comunicare.
Non sa più cosa scrivere Coe spara a zero su tutto e tutti. Ci illustra mondi agli estremi con scene disgustose. Non un personaggio è simpatico.banale polemica dul mondo dei ricchie dei poveri con ragni fantascentifici da film dell'assurdo. Non vedevo l'ora di finirlo e l'ho fatto in nome dei bei libri che ho letto di Coe in passato.
Recensioni
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Ambientata in Gran Bretagna tra il 2003 e il 2015, "Numero undici" è una satira
graffiante che esamina la durevole influenza degli Winshaw e dei loro eredi,
sulla vita politica e culturale della nazione.
“Coe è tornato a fare ciò che gli riesce meglio. Numero undici è una satira graffiante dello stato delle cose, dalla trama barocca ed estremamente allusivo, un libro arrabbiato ed esuberante. Non solo Coe è tornato, ma è tornato in grande forma.” - The Sunday Times
Al numero 11 di Downing Street, a Londra, vive il “Cancelliere dello scacchiere” cioè il Ministro delle finanze inglese, ma l’11 è anche il numero del tram che ogni giorno fa il giro completo, in due direzioni, della città di Birgmingham. Sempre al civico 11 di una strada senza nome, nascosta nella campagna inglese, vive Phoebe, la “Pazza del Ghebbio” con tutte le sue voliere di uccelli. Infine Numero 11 è il titolo dell’undicesimo libro di Jonathan Coe, un romanzo che procede attraverso cerchi concentrici sempre più stretti intorno al tema della crisi economica mondiale. Non si tratta di un vero e proprio sequel del romanzo La famiglia Winshow, scritto nel 1994, si tratta piuttosto, come ha dichiarato l’autore, di uno Spin Off in cui alcuni dei personaggi di quella rapace famiglia inglese, per esattezza i personaggi secondari, ritornano in un’Inghilterra più crudele che mai.
All’epoca in cui venne pubblicato il libro, Jonathan Coe si rivelò uno dei più caustici scrittori inglesi, capaci di mescolare ironia e denuncia sociale e di smascherare con una risata amara i paradossi della società britannica: la corruzione politica, la potenza dei media, lo sfruttamento degli immigrati, il capitalismo rapace del modello tatcheriano. Tutto condensato in un’unica mostruosa famiglia, i Winshaw.
Oggi che in l’Inghilterra è ben piantata all’interno di un nuovo modello di governo, la deriva liberista del partito Labour, Jonathan Coe inizia la sua storia partendo da Tony Blair e dal primo, limpido, segnale che ha visto infrangersi l’ideale socialdemocratico alla prova dei fatti, cioè la morte sospetta di David Kelly. David Kelly era lo scienziato che aveva rivelato al mondo intero le bugie di Blair, che aveva cioè smentito con forza che Saddam Hussein fosse in possesso di un arsenale nucleare e pronto a attaccare il Regno Unito. La bugia di Blair, usata come pretesto per muovere guerra all’Iraq, era balzata agli occhi del mondo lasciando sul campo il corpo senza vita di Kelly. Morto in circostanze sospette.
Rachel, quando apprende dal telegiornale la notizia del ritrovamento del cadavere di Kelly, ha 10 anni, ed è in vacanza dai nonni insieme a colei che negli anni diventerà una delle sue amiche più care, Alison. Quella vacanza tra i boschi sancirà la fine dell’innocenza per le due ragazzine (e forse anche per gli inglesi) e sarà l’inizio di un romanzo avvolgente, altalenante, stratificato, in cui lungo la vita di queste due amiche, si avvicenderanno le sorti della società e della politica inglese. Alison, nera e lesbica, di Birmingham, sarà quella più colpita dalla crisi finanziari degli anni a venire. L’austerità segnerà la vita di sua madre, una bibliotecaria part time, single, ex cantante semi famosa negli anni Ottanta, che cercherà inutilmente di tornare in auge partecipando a un reality televisivo trash, una specie di Isola dei Famosi in salsa britannica.
Rachel invece vive a lavora a Londra come educatrice. Nonostante gli anni passati e il nuovo corso della storia, lì la famiglia Winshow continua a ricoprire ruoli di potere, portando alle estreme conseguenze un concetto fondante della società contemporanea: la mercificazione della paura. Come? Rachel scrive racconti e Laura è la sua professoressa, suo marito Roger, il senatore Winshow è morto da pochi anni. Alla ricerca dell’appassionante bibliografia e filmografia di Roger Winshow, Rachel si ritrova catapultata indietro negli anni novanta, quando la storia di quella famiglia cominciò.
Jonathan Coe tende i fili del racconto a uno a uno, tracciando solchi e collegando fatti apparentemente inconciliabili. Il risultato è un romanzo politico, liquido come i nostri tempi, che si legge da mille angolazioni diverse e contiene al suo interno molti generi incastonati l’uno nell’altro: il comico e il noir, il thriller e il mistery, con qualche pennellata gotica e una breve fuga verso il realismo magico.
Un romanzo in cui Coe sfodera tutta la sua ingegnosità, il suo acuto senso della satira e la sua capacità di osservazione per mostrarci, come in uno specchio, il nuovo, assurdo e inquietante mondo in cui viviamo.
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