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Numero undici - Jonathan Coe - copertina
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Numero undici - Jonathan Coe - copertina
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Numero undici

Descrizione


L'undicesimo romanzo di Jonathan Coe è una storia dei nostri tempi: dal suicidio di David Kelly, lo scienziato britannico che aveva rivelato le bugie sulla guerra in Iraq, agli anni austeri della Gran Bretagna che conosciamo oggi. È un romanzo su quell'infinità di piccole connessioni tra la sfera pubblica e quella privata, e su come queste connessioni finiscano per toccarci, tutti. È un romanzo sui lasciti della guerra e sulla fine dell'innocenza. È un romanzo su come spettacolo e politica si disputino la nostra attenzione, e su come alla fine probabilmente è lo spettacolo ad avere la meglio. È un romanzo su come 140 caratteri possono fare di tutti noi degli zimbelli. È un romanzo su cosa significhi vivere in una città dove i banchieri hanno bisogno di cinema nelle loro cantine e altri di banche del cibo all'angolo della strada. È un romanzo in cui Coe sfodera tutta la sua ingegnosità, il suo acuto senso della satira e la sua capacità di osservazione per mostrarci, come in uno specchio, il nuovo, assurdo e inquietante mondo in cui viviamo.
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Dettagli

2018
Tascabile
11 gennaio 2018
381 p., Brossura
9788807890406

Valutazioni e recensioni

Paola Brasu
Recensioni: 2/5

Con Coe e con i 'sequel' (anche se Numero 11 non è propriamente un sequel, ma è comunque correlato a La famiglia Winshaw) ho avuto esperienza ai tempi di Circolo Chiuso - sequel di quello che è, a oggi, il mio romanzo di Coe preferito: La banda dei brocchi. All'epoca ero rimasta delusa dai sogni infranti dei protagonisti che tanto avevo amato. Per Numero 11 non c'era questo pericolo! Essendo una 'sorta di sequel' de La famiglia Winshaw, sapevo non ci sarebbe stato pericolo di ritrovare personaggi amati (che pessima famiglia, i Winshaw!), anzi considerato proprio il finale dei Winshaw ero proprio curiosa di capire come i due romanzi sarebbero stati legati: quello che emerge è un legame sottile, a volte quasi impalpabile, come il filo di una ragnatela. Come ne La famiglia Winshaw la narrazione è fatta di tanti piccoli tasselli che appaiono slegati. Se però ne La famiglia Winshaw, nella seconda parte del romanzo, questi tasselli si incastravano e andavano a formare una forma perfetta, ricca di legami intricati ma perfettamente sensati, in Numero 11 questo meccanismo è più forzato, il cerchio si chiude, ma senza quella perfetta naturalezza. Effetto forse voluto, per far esclamare anche al lettore 'What a Whopper!' (che bufala!) - come il titolo del film di riferimento per questo romanzo - ma che comunque mi ha lasciato insoddisfatta, con la sensazione di aver letto una storia incompleta, con casualità fin troppo forzate e dove è meno incisiva persino la satira sociale. Il contesto socio-politico-culturale, rispetto agli altri romanzi di Coe che ho letto (e rispetto ai Winshaw soprattutto) è molto meno nitido, la critica alla televisione 'spazzatura', ai social, alla mala informazione manca di sottigliezza e porta, per esempio per quanto riguarda i social, a buttare il bambino con l'acqua sporca generalizzando la nocività di mezzi di comunicazione che, quando usati bene, possono aiutare a risolvere i problemi anziché crearli soltanto. Peccato.

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Recensioni: 4/5

Dopo qualche tentennamento, Coe torna finalmente a fare ciò che gli riesce meglio, ovvero a raccontarci i nostri giorni partendo da una storia che, solo apparentemente, sembra lontana da noi e non riguardarci. La storia, o meglio le storie, di Alison, Rachel e degli altri protagonisti di Numero 11 consentono infatti a Coe di disegnare il suo ennesimo, quasi perfetto, spaccato della assurda realtà contemporanea, con cui tutti noi dobbiamo, nel bene ma soprattutto nel male, fare i conti. Peccato solo per un finale, che, personalmente, non ho particolarmente apprezzato.

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ROBERTA GIULIETTI
Recensioni: 5/5

Questo è un libro sconcertante, ma che riesce comunque ad affascinarci .Coe ci descrive le conseguenze rovinose che la crisi del capitalismo ha causato all'economia mondiale, in particolare a quella del Regno Unito. Narrandoci storie di persone diverse , ma in qualche modo sempre legate tra di loro, mescola satira politica , thrilling e denuncia sociale , clima horror e fantastico insieme. Come sempre nelle crisi economiche , i ricchi diventano sempre più abbienti ,mentre le persone comuni sono quelle che più pagano , ricevendo meno offerta culturale, meno assistenza sanitaria gratuita e nei casi più gravi sono costrette a ricorrere all'aiuto dei banchi alimentari. Non esiste più fiducia nella politica e in chi la gestisce dopo che il governo Blair ha mentito per giustificare l'intervento in Afghanistan, non esiste più fiducia nell'ideologia socialista. Ma come il capitalismo anche i ricchi possono , inconsapevolmente autodistruggersi, a causa dell'avidità. Per costruire nel sottosuolo una reggia di undici piani , incappano nelle creature che popolano le profondità della terra, mostri aracniformi ,che attaccano i quartieri dei ricchi e, senza pietà,fanno sparire sette personalità colpevoli di voler distruggere il Welfare. Il finale nella sua brevità è misterioso : responsabile dell'invasione dei mostri aracniformi è una forza invisibile e invincibile che può assumere qualsiasi connotazione , la Rabbia. quello che ci sconcerta è che questa rabbia pare non avere connotazioni Umane . Anche se questa recensione non rende a pieno l'atmosfera del libro, comprate l'undicesima fatica di Jonathan Coe , ne vale la pena per gli interrogativi che ci pone.

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Recensioni

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