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Con ironia pungente e forza narrativa, Goncarov crea intorno al protagonista un'atmosfera ossessiva e a tratti morbosa che denuncia non solo l'arretratezza civile di una nazione ma soprattutto i conflitti interiori di ogni coscienza umana.
«Uno dei capolavori piú insinuanti della letteratura russa dell'Ottocento» – Giorgio Manganelli
Un provinciale idealista vive a Pietroburgo della rendita di una tenuta dimenticata, nella piú assoluta inerzia fisica e psichica. In una camera coperta di ragnatele e di libri ingialliti giace nella sua «normale posizione» su un emblematico divano, dormendo e sognando, stanco e insensibile ai rumori della vita. Specchio di un fatalismo storico, Oblomov è stato considerato dalla critica l'eroe immortale della pigrizia, prodotto di una generazione viziata e apatica, inerte e priva di volontà, che non ha saputo dedicarsi a quelle riforme di cui necessitava la società russa. Con ironia pungente e forza narrativa, Goncarov crea intorno al protagonista un'atmosfera ossessiva e a tratti morbosa che denuncia non solo l'arretratezza civile di una nazione ma soprattutto i conflitti interiori di ogni coscienza umana.
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