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Alcune montagne sono alte, altre difficili. Poche sono entrambe le cose.
«Una delle più grandi storie di sopravvivenza in montagna mai raccontate» - The Sunday Times
Alcune montagne sono alte, altre sono difficili. Poche sono entrambe le cose.
Dopo mesi di preparativi e settimane di permanenza sulla montagna con il resto del team, il pomeriggio del 13 luglio 1977 Doug Scott e Chris Bonington raggiungono la cima dell'Ogre, sono i primi alpinisti in assoluto a conquistare quella vetta tra le più difficili al mondo. Un breve attimo di sosta per riprendere fiato, assaporare il successo e contemplare lo spettacolare panorama, e poi iniziano a muovere i primi passi per rientrare al campo prima che sia troppo tardi. Sono esperti, i migliori esponenti di una nuova generazione di alpinisti britannici che sta conquistando il mondo, sono affiatati compagni di cordata. Ma Doug è anche stanco, il sole è appena tramontato, è buio. La giornata è stata calda, ma adesso cala il gelo, il vento ghiaccia tutto. Anche un rivolo di acqua di cui, durante la salita, non si era nemmeno accorto. Appoggia il piede, scivola, vola. E dopo un terrificante pendolo si arresta di schianto contro la roccia, entrambe le gambe rotte. Gli altri, Tut, Nick e Mo, li hanno visti e stanno arrivando, ma per aiutare il compagno anche Chris cade, fratturandosi le costole. Inizia così l'odissea della discesa, una delle epopee alpinistiche più straordinarie di sempre. Bisogna tornare a casa. Se non sani, almeno salvi. Bisogna farcela. E ce la faranno, perché sono disperati, perché anche nel momento più buio riescono a non prendere troppo sul serio la loro situazione, perché sono amici. Perché sono uomini umili, gente modesta del nord dell'Inghilterra, con un'unica passione: la montagna.
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