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Mi ha deluso questo libro così ridondante di citazioni e in stile troppo giornalistico. E' una lettura poco scorrevole, alcune parti sono pesanti e rendono tutto meno avvincente. Lo salvo perchè è una storia vera ma ho fatto fatica ad arrivare alla fine.
è stato trà i primi che ho letto ma non ne conservo un buon ricordo. passare trà la fantasia del racconto con pagine e pagine dedicate alla vera epoca vottiriana con descrizione dei relativi omicidi7suicidi secondo il mio umilissimo parere ne rallenta in modo considerevole (e lo stravolge) la lettura di un buon libro giallo/polizziesco. peccato perchp la summerscale è brava ci sa fare,infatti sono ormai anni che non viene più bubblicato nulla di lei, un perchè ci sarà non credete!!!!! poi si possono oviamente consumare parole e parole come certi commenti più vecchi ma in sostanza il voto rimane basso, peccato avrei sperato in un qualchecosa di più marcato e meglio concepito.
libro splendido. scrittura agile ed asciutta. documento accattivante con quel quid in più dato dall'attenta analisi comparata con opere letterarie coeve ( braddon, dickens, collins). lettura indispensabile per gli anglisti e no. bello bello bello
Recensioni
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Basato su una documentazione ineccepibile, Omicidio a Road Hill House ha conquistato un pubblico vasto perché può essere letto a diversi livelli. I lettori dei gialli vittoriani di Anne Perry lo hanno riconosciuto come il supremo modello del loro genere prediletto: la messa a fuoco di una vicenda delittuosa nel contesto di una società sessuofobica e classista, di cui si sciorinano i panni sporchi lungamente occultati in un tripudio di vindice soddisfazione. In un'ottica analoga, è verosimile che a loro si siano accodati anche estimatori e nostalgici di Il petalo cremisi e il bianco, attirati dall'inesauribile repertorio di esplicite nefandezze che lo storico ben informato può sovrapporre senza difficoltà agli spazi bianchi che in Dickens e in Stevenson – ma anche in Wilde, Conrad e James – alludono ellitticamente alle forme più estreme e scandalose del male.
Nelle quasi quattrocento pagine di Omicidio a Road Hill House c'è però molto di più della puntigliosa ricostruzione del dramma registrato dalle cronache il 29 giugno 1860: l'assassinio, in una villa del Kent, di un bimbo di tre anni, strappato dalla sua culla mentre i famigliari dormono, sgozzato a rasoiate e poi sepolto tra i rifiuti che intasano la latrina della servitù, nel giardino di casa. Presentarci con estrema cura i protagonisti e i dati della vicenda è per Summerscale soltanto il primo passo di un'evocazione che si avvale di una costante pluralità di punti di vista. Gli eventi non sono mai forniti nella loro nuda concatenazione, ma sempre filtrati attraverso i giudizi, gli echi e i commenti di testimoni e investigatori, giudici e giornalisti, romanzieri celebri e lettori dei quotidiani ansiosi di fornire la loro spiegazione del mistero.
Ne emerge un significativo ritratto dell'opinione pubblica inglese del 1860, dominata dalla ricerca di un capro espiatorio che soddisfi i suoi pregiudizi. È la governante del bimbo, giovane e attraente, a fornire la figura più adatta a questo scopo: si ipotizza che abbia accolto nel suo letto il padrone di casa, sia stata scoperta dal bambino e per questo lo abbia eliminato. A nulla valgono le diverse conclusioni cui giunge l'ispettore Whicher della neonata Scotland Yard. Il suo tentativo di incriminare la sorellastra adolescente della vittima è considerato inaccettabile; la logica delle sue argomentazioni naufraga davanti alla solidità del pregiudizio. Per i giornali come per i magistrati e per le alte sfere della polizia, soltanto una mente pervertita dall'invidia sociale può gettare il sospetto su una casta fanciulla di buona famiglia. Anche se un colpo di scena, molti anni dopo, darà ragione a Whicher, il caso di Road Hill House ne stronca per sempre la promettente carriera.
Nel raccontarci tutto questo, Kate Summerscale non ci permette mai di dimenticare che il diciannovesimo secolo è anche l'età d'oro del romanzo. Leggere il suo libro come la storia delle progressive infiltrazioni della cronaca nera nella narrativa vittoriana è estremamente stimolante e, grazie alla ricchezza dei suoi riferimenti, ci schiude un panorama molto ampio. Partono da Road Hill House le strade del poliziesco: dalla Pietra di luna di Wilkie Collins, i cui sfondi ricordano il teatro della tragica vicenda del 1860, alle avventure di Sherlock Holmes, apoteosi di quel lavoro scientifico di interpretazione degli indizi che al povero Whichert fu impedito di condurre a buon fine. Ma c'è anche qualche cosa di più. Il caso di Road Hill House è una sorta di crocevia narrativo in cui alcuni romanzi che ancora attendono di essere scritti – quelli di Dickens, Wilkie Collins e Conan Doyle – ne incontrano un altro, già scritto e pubblicato; un romanzo su cui le vicende reali sembrano modellarsi, certo all'insaputa dei protagonisti. Il padre del bimbo ucciso ha avuto una prima moglie, morta pazza; durante la sua malattia, si è innamorato della governante dei figli di primo letto, e l'ha sposata quando è rimasto vedovo: è la trama celeberrima di Jane Eyre, dunque, che incombe sull'antefatto di Road Hill House, in una sorta di inestricabile confusione tra finzione e realtà.
Viene da pensare a un amico di Baudelaire, l'incisore Meryon, che un giorno, proprio nel 1860, gli chiese se credesse davvero all'esistenza di uno scrittore chiamato Edgar Allan Poe. Baudelaire gli rispose che ci credeva, perché, altrimenti, non avrebbe saputo a chi attribuire i racconti che stava traducendo. "A una società di letterati abilissimi, potentissimi, e al corrente di tutto", gli rispose Meryon, che nel racconto Gli assassini della rue Morgue era convinto di aver riconosciuto un' allegoria crudelmente precisa della propria esistenza.
Mariolina Bertini
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