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Una storia esemplare che dimostra la crudeltà, la gratuità, la stolidità, la banalità, l'ignavia, ma anche l'impunità, con cui le istituzioni, in particolare l'esercito, possono esercitare la loro violenza sui singoli. Impressionante preludio a quanto sarebbe accaduto di lì a poco e alla fine stessa dell'autore. Scrittura asciutta, chiara, cronachistica. Il passare del tempo non sminuisce l'impatto emotivo e anzi rinnova l'indignazione e l'urgenza della denuncia.
Questo è il libro che con qualche anno di anticipo su "A sangue freddo" ha fondato il genere New Journalism. Rodolfo Walsh narra la storia di un crimine di stato avvenuto a Buenos Aires nel 1956 e grazie anche alle sue conoscenze in ambito poliziesco (aveva scritto e letto parecchi racconti polizieschi prima di questo libro) ricostruisce la vicenda degli innocenti ammazzati dalla polizia con lucidità e chiarezza. Due qualità che ogni giornalista dovrebbe inseguire. Il suo esempio è di una potenza dirompente e questo libro può essere davvero un'esperienza che vi cambierà la vita, proprio come fu per l'autore, che da quando venne a contatto con questa sporca storia decise di consacrare il resto dei suoi anni alla scrittura giornalistica, al servizio della verità, fino a che i militari del regime di Videla non lo fecero scomparire, il 25 marzo del 1977.
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