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Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2003
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Ogni Paese "benestante" ha sperimentato ondate di immigrazione, lo è stata l'America per noi nei primi decenni del XIX secolo, lo è stato l'Italia negli anni 90 per gli albanesi. Ma questa teoria è sempre attuale finchè ci saranno flussi di persone che sperano in una vita migliore Spesso queste persone sono vittime di stereotipi che li costringono a vivere una vita di emarginazione e maldicenze. E non è raro il caso in cui questi pregiudizi conducano a veri e propri linciaggi e brutalità varie, fino ad arrivare ad assassinii per il solo fatto di essere "diversi". E' quanto ci documenta Stella in questo testo che spazia nel tempo e nei luoghi di emigrazione dei nostri avi. Interessante ed istruttivo
Pensavo di conoscere abbastanza la storia d’Italia, incluso il fenomeno delle emigrazioni (sono stato, ad esempio, anche ad Ellis Island, New York, con la sua ricca documentazione), ma questo libro mi ha sorpreso, mi ha fatto conoscere numerosi fatti che neanche sospettavo. Sapevo che milioni di italiani erano emigrati in condizioni per lo piu’ disperate, ma non sapevo, ad esempio, che venissero (anche in terre di immigrazione massiccia di disperati o delinquenti, quali l’Australia) generalmente considerati esseri inferiori, letteralmente dei negri. Se erano poveri, sporchi, ignoranti, superstiziosi, era per scelta, non per necessita’. Scansafatiche … o ladri del lavoro altrui, crumiri … o operai ribelli, non andavano mai bene. E ovviamente erano considerati tutti delinquenti, dal coltello facile, quando non terroristi o spie. Da respingere anche perche’ eccessivamente prolifici e avrebbero quindi colonizzato tutte le terre ove approdavano. Non conoscevo le numerosi stragi di cui furono vittime innocenti, ... e con quanto poco venissero risarcite le famiglie. Questo libro dovrebbe essere letto da tutti, a partire dagli studenti delle medie inferiori (che magari cosi’ comincerebbero ad apprezzare quello che hanno e a non lagnarsi perche’ non possono avere l’ultimo gadget elettronico griffato o perche’, perbacco, il prosciutto ha un filino di grasso!), per capire la fortuna di ricevere una educazione che puo’ aiutare ad evitare certe situazioni, per finire coi nostri “amministratori” della cosa pubblica e giornalisti, che potrebbero ricavarne spunti di riflessione per occuparsi un po' piu' seriamente sia dell'immigrazione che dell'emigrazione che colpisce oggi il nostro Paese.
In questo saggio Gian Antonio Stella affronta un tema molto poco sconosciuto, di cui spesso e volentieri si preferiva e si preferisce non parlare. Tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, fino agli ultimi decenni del secolo scorso, l'Italia rigurgitò un numero spropositato, impensabile di emigrati; essi si diressero verso l'America, l'Africa, ma anche verso paesi vicini, come la Svizzera. Dovunque arrivarono, spesso furono perseguitati e uccisi, vittime di pregiudizi o di tristi verità. E questo non accadeva secoli fa, ma pochi anni fa. Stella scrive: " Le prime navi cariche di profughi albanesi erano arrivate a Brindisi da pochi mesi. E avevamo ancora in Svizzera almeno un migliaio di figli clandestini. " Eravamo ancora nel ruolo di emiganti quando il nostro paese stava diventando meta per altri immigrati. Ora i pregiudizi gravano su di loro, e tutti noi sappiamo come sia difficile evadere dale false convinzioni ed acquisire una visione più obiettiva della realtà. Questo è un libro sconvolgente, che presenta l'immagine di un'Italia che credo non tutti conoscono. E' un libro che fa pensare, che fa riflettere su quanto velocemente cambia l'opinione su uno stato e su come gli uomini tentino di rinnegare, nascondendolo, un passato disonorevole. In realtà, però, l'unico modo per giudicare il presente è rivolgersi al passato, studiarlo, paragonarlo; solo allora potremo emettere giudizi, ed agire di conseguenza.
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