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Anno edizione: 2016
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La vita ha un sapore al quale è difficile resistere, e crescere può essere una sfida, se gli altri hanno più fame di te.
Tutti i bambini a un certo punto spariscono. Ma sono solo in pochi a sapere come. Il protagonista di Orfanzia lo sa. Lo sa a tal punto che si rifiuta con tutto se stesso di obbedire all'imperativo quotidiano dettato dai genitori: mangia. E così combatte una guerra che lo vede opporsi alle insistenze della madre, alla severità del padre, alle cure del pediatra. Perché lui lo sa, che cosa fanno gli adulti con i bambini troppo buoni. Lui lo sa, che tutti i genitori sono cattivi. E solo finché non cederà al cibo, anche a costo di rigettare il mondo che lo circonda, potrà salvarsi. Ma la vita ha un sapore al quale è difficile resistere, e crescere può essere una sfida, se gli altri hanno più fame di te.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Il testo mostra come nei riguardi del cibo l'approccio possa essere diverso in base alle proprie motivazioni.Quante peripezie per ottenere il risultato voluto, ma é poi quello più desiderabile? Cercare di essere una buona madre nel curare l'alimentazione di un figlio entro quali limiti dovrebbe fermarsi? Quanto pesano le abitudini e le caratteristiche di un gruppo, giuste o sbagliate che siano, ai fini di potervisi socialmente integrare? Una lettura che offre interessanti spunti di riflessione.
“Orfanzia”, neologismo che mescola l’aggettivo “orfano” e il sostantivo “infanzia”, inventato dall’autore che si chiede se ci si può davvero sentire “orfani dell’infanzia” e per quale motivo. Il protagonista è un bambino, che non vuole mangiare. La sua non è inappetenza dovuta a qualche disturbo alimentare, ma un vero e proprio rifiuto del cibo. L’Io narrante del bambino, racconta la sua storia, in un misto di paura, ansia e paranoie che portano a dipingere i genitori come due mostri senza scrupoli che tutto vogliono, tranne che il suo bene. Il romanzo ha i toni cupi da favola nera, in cui l'anoressia è solo un pretesto, o meglio, l'arma del protagonista per ribellarsi al terrore di essere bambino, nella spietata routine di una normale famiglia. Ad emergere è l'egoismo feroce degli adulti, che vogliono per il figlio ciò che decidono loro, anche a scapito del bene del ragazzo stesso e di rovinargli la vita. La copertina del romanzo, rispecchia perfettamente quel tono cupo e di angoscia che si prova leggendo la narrazione
Il libro parla di un bambino che si rifiuta di mangiare perché convinto che i genitori lo vogliano far ingrassare per poi mangiarlo. Durante lo sviluppo della storia il bambino fa amicizia con un coetaneo che lo sprona a iniziare a mangiare. La storia procede monotona e lo stile di scrittura risulta spesso pesante e poco coinvolgente. Il finale poco convincente e deludente. In conclusione non consiglio la lettura di questo libro.
Recensioni
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