Il paese delle nevi

Non è di certo un romanzo da leggere per la trama (praticamente inesistente): quello che si apprezza di più è lo stile, evanescente e onirico, classicamente giapponese; come altri hanno scritto, si regge molto sulle sensazioni e sui sentimenti dell'esteta protagonista, profondamente legati alle descrizioni dei paesaggi che vi fanno da sfondo e dei personaggi tipici di questa località montana.

Questo romanzo ha le stesse caratteristiche del luogo in cui si svolge: in apparenza freddo e algido come la neve che lo ricopre, ma con un cuore caldo è pulsante come la natura viva che si nasconde sotto la sua coltre. Kawabata non ci racconta avvenimenti in senso stretto, ma semplicemente di come viene percepito dai protagonisti lo stato delle cose che quegli avvenimenti non narrati hanno reso per loro vita reale. È un romanzo fatto di emozioni, sensazioni, sguardi, impressioni. È la storia di un equilibrio fragile e tormentato che viene rotto, proprio come fosse un evento naturale, dalla spiazzante scena finale, che proprio per questa sua carica dirompente sorprende e forse delude. Per apprezzare pienamente questo romanzo, bisogna dunque abbandonarsi al ritmo naturale delle emozioni dei personaggi e dei luoghi che affiorano pagina dopo pagina. Se si riuscirà a farlo, la sua lettura si rivelerà un’esperienza emozionate e sorprendente.

La narrazione si basa più sulle sensazioni del protagonista che sui fatti in sé; da questo punto di vista in tutto il libro "non succede nulla". Tuttavia è un romanzo straordinario come pochi: le parole scivolano come seta morbidissima, le emozioni sono limpide e pulite, la neve bianchissima avvolge tutto in un alone di purezza. Credo che Kawabata sappia ricostruire con maestria l'essenza di un Paese straordinario come il Giappone.