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Anno edizione: 2011
Anno edizione: 2012
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Anche in questo racconto Zweig si rivela oltre che un abilissimo e sensibile scrittore anche un profondo conoscitore dell’animo umano di cui analizza con acume e brillantezza il succedersi delle emozioni. Tutta la vicenda è un magnifico thriller psicologico, teso come la corda di un violino, che si legge tutto d’un fiato e con il respiro mozzato. La paura della protagonista Irene di essere scoperta la porta man mano a provare stati d’animo contrastanti ma sempre più drammatici: emergono la vergogna, il senso di colpa, il rimpianto e il desiderio di espiazione ma anche un’angoscia sempre più paralizzante che si riflette anche su i suoi rapporti con i famigliari. Tutto ciò la trasforma e la porta a riflettere e prendere coscienza della sua vita, della sua situazione sociale, di tutti quegli affetti che lei per leggerezza, superficialità o desiderio di avventura ha compromesso e messo in pericolo. Ma le manca il coraggio! La paura la paralizza! E tutto sta per precipitare… Ed ecco il colpo di scena finale, che alcuni considerano il punto debole della storia. Io penso invece che Zweig abbia proprio voluto una conclusione di questo tipo per evidenziare meglio quello che maggiormente gli stava a cuore e cioè la descrizione minuziosa e serrata degli stati d’animo che la paura scatena e la presa di coscienza finale della protagonista!!
Il personaggio principale di questo racconto è Irene Wagner, una signora della borghesia viennese che ha una relazione con un giovane pianista nonostante sia sposata da otto anni con Fritz, affermato avvocato. Dopo una visita al suo amante Irene incontra una donna che da quel momento inizierà a minacciarla di confessare tutto al marito, così Irene decide di istinto di comprare il silenzio della donna. Questa scelta non risulterà una mossa felice, comporterà infatti una serie di richieste da parte della donna che Irene affronterà in maniera angosciosa non tanto per le somme da versare, ma per la paura che il marito possa scoprirla da un momento all'altro. Un racconto semplice, ma piacevolissimo soprattutto per il colpo di teatro, bella la descrizione psicologica dei personaggi da parte di Zweig, tanto da rendere il lettore in grado di entrare in empatia con la protagonista e di percepire attraverso le parole la sua paura.
Letto per caso in un pomeriggio afoso, belle le descrizioni ma dalla trama prevedibile e dal finale dove: tutto è bene ciò che finisce bene...
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