Da leggere per prima se si è deciso di introdursi al personaggio e al Nesbø come autore. E pensando che al posto del libro doveva essere semplicemente un intervista..la soddisfazione è tanta. :-)
Il pipistrello
Una ragazza norvegese di poco più di vent'anni è stata uccisa a Sydney. L'ispettore Harry Hole della squadra Anticrimine di Oslo viene mandato in Australia per collaborare con la polizia locale e in particolare con Andrew Kensington, un investigatore di origini aborigene tanto acuto quanto misterioso. L'inchiesta si rivela subito complessa: l'omicidio della ragazza non è un caso isolato ma, probabilmente, l'ultimo anello di una lunga catena, e lo scenario in cui l'assassino agisce si allarga fino a comprendere fosche storie di droga e sesso. Un quadro a tinte così forti che Harry quasi vede proiettarsi sulle indagini l'ombra minacciosa di alcune figure della mitologia aborigena. In particolare quella di Narahdarn, il pipistrello che reca la morte nel mondo.
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Anno edizione:2017
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Finalmente l'inizio della storia di questo personaggio ormai mitico del thriller mondiale. Nesbo scrive bene, troppo bene!!!! Nella prima parte i richiami psicologici di Hole e sociologici della popolazione autoctona, forniscono un cappello sapiente a quella che poi diverrà una caccia al serial killer all'ultimo sangue. Caratteristiche dei successivi libri sono le "perdite" umane vicine a Harry….Si resta incollati alle pagine fino in fondo, in un crescendo di tensione allucinata.
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iacevole lettura. Coinvolgente, l'ho letto in due giorni. Per caso ho iniziato a leggere Nesbo con "il leopardo" che mi è piaciuto ed allora ho deciso di partire dal suo primo libro. Si ritrovano tante similitudini tra i due libri, del resto il personaggio chiave è il medesimo. Harry Hole. Purtroppo, a mio personalissimo giudizio, si incede troppo sul suo vizio predominante dell'alcolismo come niente fosse, come fosse una debolezza trascurabile e nota trendy del personaggio come la sigaretta in bocca dell'Humphrey Bogart del momento che fa tanto figo. Mi sembra un segnale sbagliato descrivere ripetute e atomiche ubriacature come fossero normali approcci risolutivi di momentanee problematiche, giustificate da una dipendenza dall'alcool come un banale dato di fatto risolvibile poi sospendendone tranquillamente l'assunzione a proprio comando. Ho comunque intenzione di leggere anche i successivi perché merita, con la speranza che il bere non sia il leit motiv predominante di questo personaggio.