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La vide subito: una ragazzina esile, col vestito a quadrettini rossi e due grosse trecce bionde che le scendevano sulle spalle. Il visino lentigginoso, sotto il cappello di paglia, scrutava di qua e di là, incerto, come di chi cerchi qualcuno
Fin da piccola Pollyanna ha imparato da suo padre ad affrontare gli ostacoli col sorriso sulle labbra e a non scoraggiarsi mai. A undici anni va a vivere dall'austera zia Polly e grazie al suo carattere solare mette in subbuglio la tranquilla vita del paese. Tutti gli abitanti, zia Polly compresa, si lasceranno coinvolgere dal suo "gioco della contentezza", che consiste nel trovare sempre, in qualsiasi circostanza, un motivo di cui rallegrarsi. Età di lettura: da 8 anni.
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Pollyanna è un orfanella: entrambi i genitori ormai non ci sono più e l’unica che può accoglierla è la zia Polly. Non ne è molto contenta: la sorella era andata via di casa per sposare un prete protestante e da allora non si erano più scritte né riviste. E ora doveva riaprire i meandri del passato accogliendone la figlia. E’ il senso del dovere che la chiama ad agire. Pollyanna è una bambina molto più che speciale: le piace il sole, la pioggia, lo spazio libero dei boschi, ma anche lo spazio chiuso della sua camera; ama il tacchino arrosto, ma le polpette di pesce le vanno bene lo stesso; le piacciono le camere piene di specchi per guardarsi le lentiggini, ma anche una soffitta disadorna la soddisfa; adora parlare del suo papà, ma se la zia glielo proibisce, non si lamenta. Tutto perché è sempre contenta e riesce a vedere il meglio in ogni cosa. Per lei la vita è un gioco, sì, il gioco di essere contenti. Glielo ha insegnato il suo papà. Era iniziato quando Pollyanna aveva chiesto un bambola per poter giocare. Il papà lo aveva scritto, ma nel pacco che avevano ricevuto le signore del Comitato della Beneficenza non c’era proprio nessuna bambola, ma solo un paio di stampelle. Pollyanna era triste, ma il papà le aveva detto che non doveva esserlo, anzi doveva essere felice di non aver bisogno di usarle! Da allora Pollyanna si sforzava per trovare l’aspetto positivo che esiste in ogni cosa. Insegna il suo gioco a tutti quelli che incontra a cominciare dalla domestica della zia, Nancy, che persuade ad essere contenta del lunedì perché poi ci vuole un’intera settimana perché ne arrivi un altro. E alla signora Snow, con la quale è stato davvero difficile trovare un motivo per cui rallegrarsi nelle sue condizioni. Ma Pollyanna ci riesce anche questa volta suggerendole di essere felice perché non tutti sono come lei, che non tutta la gente deve starsene a letto ammalata. E verso il termine della storia, quando Pollyanna, immobilizzata nel letto, crede di essere diventata incapace di essere contenta delle cose, tutte le persone che lei ha aiutato ad essere felici, s’impegnano per trovare qualcosa di cui si può rallegrare. Anche la zia Polly scoprirà, finalmente, cosa significa avere un cuore. Una favola allegra, gioiosa che nasce dalla magia delle piccole cose quotidiane o quella che c’è nelle persone. La trama risulta limpida, lineare, ma al contrario di quanto molti dicono, non scontata. E’ disarmante la gioiosità di Pollyanna. Disarmante il suo affetto incommensurabile per il papà. Devo rivelare che questo libro mi sta molto a cuore, forse, anche per questo. L’ho comprato con il mio papà ed ogni pagina letta mi ha fatto sempre ripensare a quel momento felice con lui. Tutti personaggi sono disegnati con cura ed in fondo a ciascuno sgorga un puro desiderio di amore. Come Jimmy Bean, che dietro l’aria spavalda, vorrebbe soltanto “avere una mamma e non una direttrice …”. Non credo, sinceramente, che sia un libro solo per l’età indicata. Anzi, io stessa avendolo letto da tredicenne ho saputo apprezzare di più di quanto avrei fatto prima il messaggio che la storia di Pollyanna vuole trasmettere! Con l’augurio di una gioiosa giornata, buona lettura!
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